Il pugno all’arbitro durante la partita

«Occorre una punizione esemplare»

Cernusco L’episodio di domenica durante l’incontro di calcio della categoria juniores. Il delegato della Federcalcio: «Le buone maniere non sono sufficienti, si usi la mano pesante»

Giovanni Colombo - delegato provinciale della Federcalcio lecchese - ha un diavolo per capello. La notizia del giovane arbitro, Marco Airoldi, colpito al volto sabato pomeriggio da un calciatore del Costamasnaga - a Cernusco in occasione della partita contro la Brianza Cernusco-Merate - è rimbalzata rapidamente negli uffici della federazione provinciale.

Colombo è infuriato e invoca pene esemplari. Non solo per il giovane calciatore della Juniores brianzola protagonista del fattaccio, ma anche e soprattutto per chi in futuro ripeterà simili gesta.

L’indignazione

«Sono indignato - dice Colombo - perché è assurdo che accadano certi episodi sui campi della nostra provincia dove si giocano partite di calcio giovanile. Un arbitro ha preso un pugno tra l’orecchio e il mento per aver dato un rigore che ha portato il risultato sul 3 a 0. Una decisione, giusta o sbagliata che fosse, che non ha minimamente influito sull’andamento di una partita che il Costamasnaga stava già perdendo. E questo rende ancora più grave l’accaduto. È inconcepibile che accadano queste cose al termine di una stagione dove tutto finora era filato liscio”.

E ciò che fa specie, come già sottolineato dal presidente provinciale degli arbitri Romeo Valsecchi è che l’episodio sia capitato proprio nel weekend “anti-violenza”. Nel weekend, cioè, in cui tutte le partite regionali e provinciali sono iniziate con 10 minuti di ritardo proprio per sensibilizzare gli atleti, i dirigenti e l’opinione pubblica sul tema della violenza verso gli arbitri sui campi di calcio. Il messaggio, insomma, è caduto nel vuoto.

La “ricetta”

«Il messaggio era giusto - sottolinea Colombo - ed era giusto lanciarlo, ma ciò che è accaduto a Cernusco dimostra che spesso con le buone maniere non si ottiene nulla. E allora è meglio usare la mano pesante con chi commette certe cose.»

«Personalmente - rilancia il delegato provinciale - ho bene in testa tre ricette che potrebbero fare da deterrente in futuro. Innanzitutto chi sbaglia deve pagare e deve essere colpito da una pena esemplare. In secondo luogo le società devono essere responsabilizzate: è dai dirigenti che deve partire l’educazione dei ragazzi e allora, se un ragazzo sbaglia, anche la società e i dirigenti devono pagare per responsabilità oggettiva. In terzo luogo, serve un accordo tra la Federazione e gli enti di promozione sportiva per fare in modo che chi viene squalificato da un ente non possa giocare in un altro. Se un giocatore, cioè, viene ad esempio squalificato per 5 anni dalla Federcalcio, deve smettere di giocare e non esiste che vada a giocare nel Csi. E viceversa».

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