Largo Ivan Mauri, eroe della pandemia. In prima linea per combattere il Covid

Intitolazioni Morto nel marzo del 2020, è stato una delle prime vittime tra i sanitari in servizio. Il sindaco Stefano Motta: «Questa piazza sarà monito a tutte le generazioni, attuali e future»

Tanta gente e grande commozione, giovedì sera, per lo scoprimento della targa di intitolazione di uno slargo di Beverate al dottor Ivan Giuseppe Mauri, ucciso dal Covid il 24 marzo 2020 a 69 anni. Alla cerimonia ha partecipato la moglie Armida Isella e i tre figli Rossella, Dario e Daniele.

Un amico per tutti

«Ivan - ha raccontato al termine della cerimonia la vedova - era come è stato raccontato. Al di là della professionalità e della passione con cui svolgeva il suo lavoro, era una persona che entrava nelle famiglie come un amico. Di lui ricordo soprattutto due cose: il sorriso e l’abbraccio. Come tutti i medici, ha avuto contatti con persone che non ce l’hanno fatta. A tutti dava speranza, sollievo, conforto. Caricando su se stesso il dolore. Era un uomo che amava la vita. E amava i suoi amici. Anche i suoi pazienti erano amici. Sono contenta che gli sia stato dedicato questo luogo. In questo modo, la sua memoria resterà». Ad aprire la cerimonia, cui sono stati invitati a partecipare anche i sindaci di Airuno Alessandro Milani e Calco Stefano Motta e a cui ha preso parte anche Anna Proserpio assessore di Erba, dove il dottor Mauri era nato, il primo cittadino di Brivio, Federico Airoldi.

«Quando ho saputo della morte del dottor Mauri, sono rimasto sgomento - ha raccontato Airoldi - Ho pensato fosse un’ingiustizia che la morte si prendesse un uomo nel pieno del suo vigore. Con questa intitolazione, vogliamo legare il suo ricordo alla nostra comunità. Il dottor Ivan ha sempre lavorato senza supponenza e si è sempre comportato da buon amico con tutti. I suoi pazienti erano una seconda famiglia. Oggi, parlando di lui, guardiamo il cielo, grande e infinito, come il bene che ci ha donato».

La passione per la medicina

L’assessore Proserpio ha sottolineato come «il dottor Ivan voleva fare il medico fin da piccolo. Una passione che ha portato avanti con serietà. Era una persona speciale che ha sacrificato la sua vita per gli altri». «È stato un eroe della pandemia - ha aggiunto il primo cittadino di Airuno - Per questo dobbiamo portarlo nel cuore». «L’esempio del dottor Ivan - ha detto Stefano Motta, di Calco - rimarrà indelebile nella nostra memoria. Non solo perché la pandemia è un fatto epocale ma anche perché con questa cerimonia leghiamo il suo nome a un luogo preciso. Questa piazza sarà monito a tutte le generazioni, attuali e future».

L’amico ed ex sindaco Ugo Panzeri ha spiegato di avere suggerito di intitolare al medico quel luogo perché lì si è svolta la vita del dottore: «Nelle scuole elementari hanno studiato i figli, nell’altro edificio Ivan ha avuto il suo ambulatorio e più in là c’è il condominio dove ha abitato. Non dobbiamo dimenticare quello che è accaduto a Ivan perché se e quando arriveranno altre pandemie, dovremo arrivarci preparati e dare ai medici gli strumenti per lottare». Quanto successo, tuttavia, sembra non averci insegnato abbastanza. «Pochi giorni fa ho dovuto sollecitare la consegna di tamponi rapidi che non ci vengono dati - ha detto Gianfranco Vicendone, dottore e amico di Mauri. - Due anni fa, eravamo al corrente dei rischi ma abbiamo fatto il nostro dovere. Per questo Ivan rimarrà nella storia e sarà sempre un nostro punto di riferimento».

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