Caso Gilardi, i cugini
«Lo porteremo a casa»

Stasera alle “Iene” nuova puntata della vicenda del professore di Airuno, andata in onda anche martedì con un aggiornamento

Per la seconda volta, tutta Italia ha potuto sentire la voce di Carlo Gilardi, l’anziano di 89 anni, portato via da casa sua ad Airuno dall’amministratore di sostegno, su indicazione del giudice tutelare, per sottrarlo a persone che si approfittavano della sua generosità.

Se nella prima puntata delle Iene, andata in onda la scorsa settimana, la voce di Gilardi era straziata, perché si opponeva a tale trasferimento, martedì sera, invece, il tono era assai più tranquillo.

Portato in una casa di riposo di Lecco, Gilardi si trova in un reparto in quarantena, pur non avendo il Covid-19, e dà la colpa di quello che gli è accaduto alla sorella Sandra. Dopo i primi giorni di rabbia, pare avere accettato il trasferimento. Ora è calmo. Lo ha riconosciuto anche la famiglia di Augusto Calvi, cugini di terzo grado, che dopo numerosi tentativi, sono finalmente riusciti a mettersi in contatto con il proprio caro. «Abbiamo appreso quello che era successo a nostro cugino - ha confermato Calvi - solo dalla tv. Eravamo allarmati, perché non sapevamo come stesse e dove. Ci siamo subito attivati per riportare Carlo a casa. Finalmente, siamo riusciti a parlarci. Ora, speriamo di poterlo fare al più presto anche dal vivo, come ci è stato promesso dall’avvocato Elena Barra».

Nonostante la telefonata dell’altro giorno sia durata soltanto pochi minuti, Augusto ha confermato che «Carlo è sembrato tranquillizzato. L’ho trovato sereno. Quello che ho sentito, è stato sufficiente per rasserenarci. Sembra che Carlo stia bene. Adesso, andremo a fondo della faccenda». Infatti, Augusto e la sua famiglia ritengono che le modalità attuate dall’amministratrice di sostegno e dagli altri per proteggere Carlo non siano state adeguate. «Quello che è stato fatto è esagerato. Non approviamo affatto l’accaduto. Dal nostro punto di vista, non si doveva fare quello che si è fatto. Si doveva agire coinvolgendo gli assistenti sociali e i parenti, non prendendo una persona indifesa con un trattamento sanitario obbligatorio e portandolo via da casa sua».

«Se l’obiettivo era metterlo in sicurezza e proteggerlo da chi potrebbe sfruttarlo, visto che c’è una inchiesta in corso, si potevano e si dovevano trovare altri modi». Per questo motivo, i cugini si sono rivolti a un legale, che si è messo a disposizione per analizzare il caso e trovare soluzioni che permettendo di riportare al più presto Carlo a casa.

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