Aggredito in cortile. «Mandibola rotta per i pugni del vicino»

Doppia aggressione avvenuta fuori casa:«Aveva in mano una pistola,ha iniziato a colpire la porta»

È entrato nel vivo, con l’audizione della parte civile, costituita in giudizio con l’avvocato Ivan Colciago (ieri sostituito in aula da una collega), il processo a carico di Paola Francesca Taldo, 41 anni, Alberto Pasqualino Taldo, 77 anni, e Maurizio Pavani, classe 1957, tutti difesi dall’avvocato Claudio Orlando, imputati per le ipotesi di reato di concorso in minacce aggravate, lesioni aggravate e violazione di domicilio per due distinti episodi, avvenuti il 31 luglio e il 25 agosto di due anni fa a Viganò, ai danni di un vicino di casa.

Ieri mattina, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Lecco Gianluca Piantadosi, l’uomo che sarebbe stato percosso nel cortile della sua abitazione ha raccontato la sua versione. Nel primo caso, Pavani avrebbe fatto irruzione nel cortile di esclusiva pertinenza dell’abitazione del vicino, «aveva in mano una pistola, ha iniziato a colpire la porta d’ingresso con un pugno, mandando in frantumi il vetro e minacciandomi di morte. Tutto è nato perché la moglie aveva invitato il mio bambino più piccolo ad andare a fare il bagno nella sua piscina - la presunta vittima ha proseguito così la sua narrazione - Ma io non ero d’accordo. Sono anni che i rapporti tra me e loro sono tesi, è nato tutto quando si sono trasferiti, parcheggiando le loro auto nel mio cortile, che è di proprietà privata. Ho fatto rientrare il bambino in casa, poi ho visto quell’uomo che passeggiava nervosamente, con una pistola in mano, davanti alla mia abitazione, fino a che non ha rotto il vetro della porta d’ingresso con un pugno. I miei figli erano terrorizzati». Nel secondo caso, quello di agosto, l’uomo, dopo essere stato atterrato da un pugno in faccia assestatogli da Pavani, sarebbe stato preso a calci e pugni anche dai due fratelli Taldo. «Pavani mi si è seduto addosso e ha continuato a colpirmi con pugni al volto e alla testa mentre gli altri due mi davano calci al corpo - ha detto - Anche mio padre, che ha cercato di intervenire in mia difesa, è stato colpito a un occhio».

Il pestaggio avrebbe cagionato all’uomo la frattura dell’orbita, del seno mascellare e dello zigomo sinistri, oltre che di due costole, per una prognosi iniziale del pronto soccorso di 60 giorni. «Sono stato operato alla mandibola, mi hanno applicato placche e ferri per rimetterla a posto. E ho dovuto mettere la protesi alle arcate dentarie. Peraltro, da quel giorno, la mia memoria non è più quella di una volta, ci sono cose che fatico a ricordare o che non ricordo più del tutto». Numerose le richieste di chiarimento da parte dell’avvocato della difesa, dalle quali è emerso come, nel corso del tempo, i suoi assistiti abbiano più volte querelato il vicino, vincendo almeno due cause, una delle quali per minacce aggravate. Si torna in aula il 24 marzo 2023.

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