«Variante Centaurus? Non la vediamo»

Covid Francesco Luzzaro , direttore del laboratorio di microbiologia dell’Asst, invita a essere prudenti. «In questi giorni stiamo assistendo a una risalita dei contagi, anche se abbastanza limitata»

La variante Centaurus diventerà prevalente? Sarà lei a rovinare i sonni tranquilli dei lecchesi? Non è questo il problema. Mentre si va verso l’autunno e le preoccupazioni aumentano, Francesco Luzzaro, direttore del laboratorio di microbiologia dell’Asst di Lecco, riflette sul futuro della pandemia. «La Centaurus ha sviluppato le fantasie dei virologi. In Italia è stata trovata la prima volta a luglio, ma a Lecco non l’abbiamo ancora vista. Si è diffusa in India in modo importante, ma la situazione è molto differente. Non sappiamo che tipo di impatto potrà avere. Finora abbiamo registrato solo casi sporadici in Italia. È vero che in questi ultimi giorni stiamo assistendo un po’ a una risalita anche se abbastanza limitata dei contagi, ma dire che sia dovuto alla Centaurus è troppo presto…».

La regione

Solo a Lecco la risalita o un po’ in tutta la regione? «In Lombardia nell’ultima settimana il Covid è stato complessivamente in risalita. Lieve, non preoccupante, però non ce l’aspettavamo. In verità oramai è difficile fare previsioni su questo virus. L’elemento di preoccupazione della variante Centaurus è che ha delle mutazioni sulla proteina Spike per cui potrebbe essere più adesiva alle cellule. Potrebbe interagire in maniera più importante con i recettori umani. Ma in realtà non lo sappiamo perché spesso un virus più adesivo non corrisponde a una maggiore aggressività. Può essere che si diffonda di più, ma che sia meno “cattivo”. I dati di laboratorio dicono che potrebbe favorire una diffusione maggiore, ma non sappiamo se peggiore. Purtroppo lo dovremo scoprire. Ma dati italiani che ci dicano che stia diventano prevalente, non li abbiamo. La prossima sorveglianza dell’Iss dovrebbe uscire a giorni: per ora è stata rilevata in modo sporadico».

In Italia non si è mai spinto tanto sul molecolare. E sulla tipizzazione. Così non sappiamo mai cosa ci sta cadendo addosso. Non è un caso che gli studi su Centaurus si facciano in UK dove il sequenziamento è puntuale. «Abbiamo un numero di centri di analisi limitati, visto che bisogna avere strumentazioni apposite. A Lecco, per esempio, non sequenziamo. Li mandiamo a Pavia, i tamponi molecolari per tipizzarli. Di sicuro negli ultimi due anni c’è stato uno sforzo per aumentare il numero di centri come questo. Abbiamo chiesto anche noi questa strumentazione che sarebbe utile anche per altre malattie. Sequenziare sta diventano importante anche per le resistenze agli antibiotici, per cui per le resistenze batteriche. È una metodica, quella del sequenziamento, che diventerà il futuro. Come mai non lo facciamo? Perché l’Italia non ha mai spinto su questo. Anche perché costa molto. Stiamo cominciando sull’onda del Covid, della pandemia. Le cose cominciano a migliorare, ma c’è molta strada da fare…».

Il vaccino

Parliamo di quarta dose? «Anche qui non sappiamo molto. Nel senso che mancano i dati, il feedback. Però, sicuramente, a un paziente fragile la consiglierei sempre, perché riattiva la risposta immunitaria. Generalizzare a tutti la quarta dose, invece, direi di no. Ma sui fragili non ho dubbi».

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