Sepulveda cittadino di Lecco
«Sono orgoglioso»

Lo scrittore cileno ringrazia commosso: «Il mio prof ci leggeva Manzoni, sarebbe fiero di me». QUI IL VIDEO INTEGRALE DELLA SERATA

Volevamo costruire una rivoluzione cilena più vicina a John Lennon che a Lenin».

Queste parole di Luis Sepulveda potrebbero essere prese a simbolo e sintesi della straordinaria serata che ieri ha visto lo scrittore cileno protagonista al Teatro della Società di Lecco. La nostra città ha risposto con grande partecipazione; già un’ora prima dell’apertura del teatro, una coda disciplinata di persone testimoniava l’attesa per una presenza sicuramente eccezionale.

Presentato ed intervistato da Vittorio Colombo, responsabile dell’edizione lecchese de La Provincia, Luis Sepulveda ha ricevuto il Premio Internazionale Alessandro Manzoni alla carriera organizzato dall’associazione 50&Più di Confcommercio Lecco, e sostenuto dal contributo di Acel Service e dal nostro giornale, che ha partecipato attivamente all’organizzazione. Ma la presenza in platea di tutto o quasi il consiglio comunale testimoniava anche un altro aspetto fondamentale della serata: la consegna allo scrittore della cittadinanza onoraria della nostra città. QUI IL VIDEO INTEGRALE DELLA SERATA

Il pubblico che ha riempito completamente il teatro, ha seguito con grande partecipazione le parole di Sepulveda, che non ha certo deluso le attese. Sollecitato dalle domande di Vittorio Colombo, lo scrittore ha ripercorso i momenti salienti della sua vita civile e letteraria a partire dall’amore per la lettura, trasmessogli dalla famiglia e dal nonno, che ebbe la felice idea di leggergli il Don Chisciotte. Non poteva ovviamente mancare una domanda su Alessandro Manzoni e qui Sepulveda ha stupito tutti ricordando il suo primo incontro con l’autore dei Promessi Sposi.

«Quando mi hanno detto che avrei ricevuto un premio intitolato a Manzoni sono stato profondamente onorato e mi sono ricordato di un mio vecchio professore, grande letterato e scrittore, che una mattina arrivò in classe e cominciò a leggere «I Promessi Sposi». Ce lo presentò come il romanzo fondatore della modernità letteraria europea e per noi fu un «incontro» importantissimo. Con Manzoni, per la prima volta, uno scrittore guarda alla storia dalla parte degli umili, rompe qualcosa e ci guida nella modernità. Per questo mi sento onoratissimo di ricevere questo premio. Non so se il mio vecchio insegnante, ormai morto, ci possa vedere ma credo che sarebbe molto contento che un suo alunno riceva un premio intitolato a Manzoni».

Grande commozione ha poi suscitato il ricordo della rivoluzione cilena degli anni ’70 e della figura di Salvador Allende, il presidente della Repubblica. «Guardo con amore profondo a quegli anni – ha ricordato Sepulveda – e alla figura di Allende. A diciannove anni ho avuto la fortuna e l’onore di far parte di quei giovani che costituivano la guardia personale del presidente ed ho potuto conoscerne la straordinaria umanità. Molti di quei giovani sono stati torturati e uccisi, ma non posso non pensare con amore a quegli anni». Sepulveda ha poi narrato un episodio molto curioso: « Nella sua casa in montagna Allende aveva un vecchio proiettore e nella sua cineteca aveva solo cinque film. Uno di questi, che amava moltissimo, era un film italiano, «I mostri». Quando era allegro si divertiva ad imitare Gassman che in quella pellicola interpretava un ex pugile suonato».

Il saluto di Petrini

Nel corso della serata c’è stata anche una bella sorpresa. In un breve filmato Carlin Petrini, il fondatore di Slow Food, ha voluto salutare l’amico Sepulveda e fargli complimenti per il Premio Manzoni. «Sono contento – ha detto Petrini – che l’Italia riconosca i tuoi meriti e lo faccia con un premio intitolato a Manzoni». Proprio «Un’idea di felicità», il libro che Sepulveda ha scritto con Petrini, è stata l’occasione per raccontare la bellissima storia del tavolo da lavoro dello scrittore: «La mia scrivania, se così la vogliamo chiamare, viene da Amburgo. Quando abitavo in quella città facevo il giornalista e la mattina presto mi fermavo sempre nella panetteria di Hans. Un bel giorno, quando Hans decise di cessare la sua attività, mi regalò proprio quel tavolo su cui per cinquant’anni fece il pane. Su quel tavolo oggi scrivo i miei libri e mi accompagna sempre il profumo del pane e non c’è nulla che comunica la profondità della vita come il pane».

Sepulveda ha poi parlato del suo ultimo libro, «Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà» (Guanda editore) , che è stata anche l’occasione per discutere sulle sue favole, solo apparentemente rivolte ai bambini: «Io scrivo per lettori che vanno dagli 8 ai 98 anni. La mia letteratura cerca di trasmettere i valori in cui credo. Uso spesso gli animali ma quello che conta è il messaggio che c’è dietro. Io voglio gridare al mondo che la vita è bella se si impara a credere nei valori della giustizia e del rispetto. Anche la diversità è un valore fondamentale; la diversità è il miracolo di tutta l’esistenza. Il problema è che c’è gente che non riesce a capirlo ma la vita in sé è un grande omaggio alla diversità». La serata si è conclusa con il ricordo di quelle balene che Sepulveda ha inseguito e protetto con le imbarcazioni di Greenpeace.

Il pubblico che ha riempito completamente il teatro, ha seguito con grande partecipazione le parole di Sepulveda, che non ha certo deluso le attese. Sollecitato dalle domande di Vittorio Colombo, lo scrittore ha ripercorso i momenti salienti della sua vita civile e letteraria a partire dall’amore per la lettura, trasmessogli dalla famiglia e dal nonno, che ebbe la felice idea di leggergli il Don Chisciotte. Non poteva ovviamente mancare una domanda su Alessandro Manzoni e qui Sepulveda ha stupito tutti ricordando il suo primo incontro con l’autore dei Promessi Sposi.

Manzoni scoperto al liceo
«Quando mi hanno detto che avrei ricevuto un premio intitolato a Manzoni sono stato profondamente onorato e mi sono ricordato di un mio vecchio professore, grande letterato e scrittore, che una mattina arrivò in classe e cominciò a leggere «I Promessi Sposi». Ce lo presentò come il romanzo fondatore della modernità letteraria europea e per noi fu un «incontro» importantissimo. Con Manzoni, per la prima volta, uno scrittore guarda alla storia dalla parte degli umili, rompe qualcosa e ci guida nella modernità. Per questo mi sento onoratissimo di ricevere questo premio. Non so se il mio vecchio insegnante, ormai morto, ci possa vedere ma credo che sarebbe molto contento che un suo alunno riceva un premio intitolato a Manzoni».

Grande commozione ha poi suscitato il ricordo della rivoluzione cilena degli anni ’70 e della figura di Salvador Allende, il presidente della Repubblica. «Guardo con amore profondo a quegli anni – ha ricordato Sepulveda – e alla figura di Allende. A diciannove anni ho avuto la fortuna e l’onore di far parte di quei giovani che costituivano la guardia personale del presidente ed ho potuto conoscerne la straordinaria umanità. Molti di quei giovani sono stati torturati e uccisi, ma non posso non pensare con amore a quegli anni». Sepulveda ha poi narrato un episodio molto curioso: « Nella sua casa in montagna Allende aveva un vecchio proiettore e nella sua cineteca aveva solo cinque film. Uno di questi, che amava moltissimo, era un film italiano, «I mostri». Quando era allegro si divertiva ad imitare Gassman che in quella pellicola interpretava un ex pugile suonato».

Il saluto di Petrini

Nel corso della serata c’è stata anche una bella sorpresa. In un breve filmato Carlin Petrini, il fondatore di Slow Food, ha voluto salutare l’amico Sepulveda e fargli complimenti per il Premio Manzoni. «Sono contento – ha detto Petrini – che l’Italia riconosca i tuoi meriti e lo faccia con un premio intitolato a Manzoni». Proprio «Un’idea di felicità», il libro che Sepulveda ha scritto con Petrini, è stata l’occasione per raccontare la bellissima storia del tavolo da lavoro dello scrittore: «La mia scrivania, se così la vogliamo chiamare, viene da Amburgo. Quando abitavo in quella città facevo il giornalista e la mattina presto mi fermavo sempre nella panetteria di Hans. Un bel giorno, quando Hans decise di cessare la sua attività, mi regalò proprio quel tavolo su cui per cinquant’anni fece il pane. Su quel tavolo oggi scrivo i miei libri e mi accompagna sempre il profumo del pane e non c’è nulla che comunica la profondità della vita come il pane».

Sepulveda ha poi parlato del suo ultimo libro, «Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà» (Guanda editore) , che è stata anche l’occasione per discutere sulle sue favole, solo apparentemente rivolte ai bambini: «Io scrivo per lettori che vanno dagli 8 ai 98 anni. La mia letteratura cerca di trasmettere i valori in cui credo. Uso spesso gli animali ma quello che conta è il messaggio che c’è dietro. Io voglio gridare al mondo che la vita è bella se si impara a credere nei valori della giustizia e del rispetto. Anche la diversità è un valore fondamentale; la diversità è il miracolo di tutta l’esistenza. Il problema è che c’è gente che non riesce a capirlo ma la vita in sé è un grande omaggio alla diversità». La serata si è conclusa con il ricordo di quelle balene che Sepulveda ha inseguito e protetto con le imbarcazioni di Greenpeace. ECCO IL VIDEO
Gianfranco Colombo

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