Raim si difende ancora

«Non avrei mai colpito»

Oggi il pugile di Lecco al Tribunale del Riesame ha anche potuto riabbracciare la moglie Salma - Il suo avvocato ha chiesto di nuovo la scarcerazione

MILANO

Ha abbracciato la moglie, che non vedeva da due settimane, dallo scorso 28 aprile quando entrambi sono finiti in carcere, Raim Moutaharrik, 28 anni, il campione di muay thai accusato di terrorismo internazionale per presunti legami con l’Isis che era stato arrestato nell’operazione congiunta Digos di Lecco e Ros.

L’uomo e la donna, Salma Bencharki, 26 anni, la quale, secondo l’accusa, voleva partire da Lecco con il marito e i due figli di 2 e 4 anni per raggiungere la Siria, si sono rivisti questa mattina nell’aula del Tribunale del Riesame davanti al quale si sono difesi ancora e hanno chiesto la scarcerazione.

Il pugile, che stando agli atti delle indagini diceva di essere pronto a colpire in Italia e, in particolare, in Vaticano, ha sostenuto ancora, così come aveva fatto davanti al gip, che le cose che diceva al telefono o nei messaggi audio su WhatsApp «erano solo parole, soltanto frasi, ma non volevo fare nulla di concreto». Al termine dell’udienza, il marocchino ha abbracciato per pochi secondi la moglie, prima che entrambi venissero riportati in carcere dagli agenti della polizia penitenziaria. «Una piccola goccia di umanità», ha detto l’avvocato Francesco Pesce, legale della coppia che ha chiesto per i due la scarcerazione.

«Volevo andare in Siria ad aiutare la popolazione e non arruolarmi nell’esercito dell’Isis», aveva detto il pugile davanti al gip lo scorso 2 maggio.

L’annullamento della misura cautelare è stato chiesto anche da Abderrahmane Khachia, 23 anni giovane che viveva a Varese e fratello di un «martire» del sedicente Stato islamico. «Non ho mai fatto parte di un’associazione terroristica, al telefono ho detto solo caz...e e parole sbagliate», ha spiegato il marocchino davanti ai giudici, difeso dal legale Luca Bauccio. Da quanto si è saputo, tra l’altro, il giovane, in sostanza, nei verbali avrebbe “scaricato” parte delle responsabilità su Moutaharrik accusandolo di averlo trascinato in questa vicenda.

Il Riesame si è riservato di decidere sulle richieste di scarcerazione. Nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Enrico Pavone, era stata arrestata anche Wafa Koraichi, 24 anni, sorella di Mohamed che da oltre un anno si trova in Siria con la moglie italiana (entrambi risultano latitanti).

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