Ragazzi morti a Berbenno. «Né un gioco, né una sfida, volevano solo fare prima»

L’inchiesta Le indagini sulla morte dei due quindicenni travolti dal treno. Erano vicino ai binari e sono stati risucchiati al passaggio del convoglio

«Non hanno fatto nessun gioco, assurdo pensare ad una sfida o a una scommessa, non erano assolutamente i tipi da rischiare la vita in questa maniera stupida. Non esiste. E non stavano nemmeno attraversando i binari, volevano invece aspettare il passaggio del treno, che avevano visto, per poi raggiungere la banchina. Ma sono stati “risucchiati” dall’onda d’urto. È stata un’imprudenza, è vero, ma nient’altro».

A parlare è un amico di Meriton Ajeti, 15 anni, il ragazzo di origine kosovara morto domenica alla stazione di Berbenno assieme a Manuel Gabriel Tejada Reyes, coetaneo di origine argentina, entrambi residenti a Sondrio. L’amico tiene a precisare quello che poi hanno confermato anche gli inquirenti, secondo i quali: «non c’è nessun elemento che lasci intendere che si sia trattata di una sfida», e la tesi di un gioco o di un “challenge” da pubblicare sui sociale viene definita una «mancanza di rispetto». A sostegno di questa versione, ci sarebbe anche un video in mano ai magistrati.

La ricostruzione

Quello che è accaduto domenica pomeriggio sui binari lo ricostruisce ancora il ragazzo: «Eravamo in sette con Meriton e Gabriel a Berbenno, eravamo andati alle giostre e poi ci siamo diretti in stazione prendere il treno per Sondrio, per tornare a casa - racconta -. Quasi tutti abbiamo preso il sottopasso per raggiungere la stazione, ma loro due e un altro ragazzo hanno deciso invece di scavalcare il muretto per fare prima». Il sottopassaggio, infatti, dista alcune decine di metri dalla fermata. «È stata un’imprudenza, certo, ma non volevano sfidarsi tra loro, e a dire la verità non volevano nemmeno attraversare subito i binari».

Una volta scavalcato il muretto, infatti, i ragazzi si sarebbero fermati a ridosso della massicciata perché avevano visto arrivare il treno da Sondrio. «Volevano aspettare che il treno passasse per poi attraversare i binari e arrivare dall’altra parte - prosegue l’amico -. Ma il convoglio era veloce (andava oltre i cento all’ora, ndr) e li ha come risucchiati. Sono stati trascinati dal “vento del treno”, dal vuoto d’aria che si è creato con il suo passaggio. Non è stato un gioco o una scommessa, chi rischierebbe la vita per una sfida? Di certo non loro».

Una ricostruzione che anche gli investigatori ritengono la pista più attendibile. Le indagini sono in carico alla Polizia ferroviaria di Lecco. Sul posto domenica pomeriggio è arrivato anche il procuratore capo di Sondrio, Pietro Basilone, e il Pubblico ministero titolare delle indagini, Chiara Costagliola. Per i quali, ribadiamo, non ci sono elementi che facciano pensare alla sfida.

I passi

Intanto è stata sequestrata la “scatola nera” del treno che ha investito i ragazzi. Da una prima analisi, non sono emerse manovre o comportamenti anomali da parte del conducente, tanto che al momento non risultano indagati nel fascicolo per omicidio colposo aperto in Procura a carico di ignoti. È stato sequestrato anche il tachigrafo per verificare la velocità di marcia del convoglio nel momento dell’impatto, così come le immagini delle telecamere in stazione.

Inoltre è stata disposta l’autopsia, che dovrebbe svolgersi domani in ospedale a Sondrio, dove sono state ricomposte le salme dei due ragazzi.

Ieri mattina, invece, con la luce del giorno è stato effettuato un sopralluogo della scientifica sul luogo della tragedia. E se gli amici che si trovavano con i 15enni al momento dell’incidente sono già stati sentiti preliminarmente proprio domenica sera, ma senza che le loro testimonianze venissero verbalizzate, in questi giorni verranno convocati in Procura per rendere dichiarazioni ufficiali e aiutare gli inquirenti a ricostruire con esattezza quegli istanti costati la vita a due ragazzini di soli quindici anni.

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