Paderno, Fuga al posto di blocco
Restano in carcere i due arrestati

Paderno Sono comparsi ieri mattina davanti ai giudici Davide Agazzi e Giuseppe Fabio Cena Evidenti i segni della caduta. Origini sinti, alla famiglia del primo confiscati beni per un milione

Sono comparsi ieri mattina davanti al Gip Nora Lisa Passoni per la convalida dell’arresto, con gli evidenti segni delle ferite riportate nella caduta lungo la scarpata sottostante il ponte di Paderno.

Stampella, piede e mano destra fasciati per uno e collarino e mano fasciata per l’altro, con tanto di ambulanza presente, in caso di evenienza, all’uscita del tribunale di Lecco, chiamata a seguito di un improvviso quanto momentaneo malore accusato da uno dei due arrestati durante l’udienza.

L’accusa

Davide Agazzi e Giuseppe Fabio Cena, 35 anni, italiani di etnia sinti, sono accusati dei reati di furto e resistenza a pubblico ufficiale, fermati dai carabinieri dopo un rocambolesco inseguimento avvenuto venerdì pomeriggio a Paderno.

Erano da poco passate le 14 quando i due, a bordo di una motocicletta di grossa cilindrata, stavano risalendo via Ugo Festini da Verderio in direzione di Paderno. Sospettati di aver commesso un furto, sono stati intercettati dai carabinieri in borghese della compagnia di Merate, poco prima del ponte San Michele. I militari sono riusciti a fermarne la corsa.

Dopo una prima tappa in ospedale per le cure del caso, sono stati poi trasferiti al carcere di Pescarenico in attesa dell’udienza davanti al Gip.

Ieri mattina il giudice Nora Lisa Passoni ha convalidato l’arresto e ha rinviato la decisione in merito alla richiesta degli avvocati difensori di attenuare la misura della custodia cautelare in carcere. Rinviato anche il processo per direttissima, con le difese che stanno valutando la possibilità di adire a un rito alternativo.

I precedenti

Agazzi non è nuovo ad accuse di questo genere. Già condannato e a processo per i reati di furto, ricettazione, lesioni e usura, nel 2015 lui e la sua famiglia, residenti in quel momento ad Asti, hanno subito anche un sequestro preventivo, poi divenuto confisca, di beni per un importo superiore al milione di euro, nonostante ufficialmente fossero pressoché nullatenenti e senza lavoro. Fra i beni ritenuti di provenienza illecita e quindi sequestrati in quella circostanza, due vetture di grossa cilindrata, una camper, conti correnti, azioni e due attività commerciali in provincia di Asti.

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