Zygmunt Bauman
e la crisi globale
Divorzio dal potere

LeggermenteOggi al Teatro sociale il grande filosofo

«Non c’è più fiducia nelle capacità risolutive dello Stato»
I rapporti nati in rete sono fragili: «Non è comunità»

Oggi pomeriggio alle 16, al Teatro della Società a Lecco, sarà ospite di Leggermente il grande sociologo e filosofo Zygmunt Bauman.

Una grande occasione per la nostra città che i lecchesi non dovrebbero perdere. Bauman, infatti, è indubbiamente il personaggio di maggior spessore di questa edizione di Leggermente. Novantun anni il prossimo mese di novembre, Bauman, sul finire degli anni Ottanta, si è guadagnato una fama internazionale grazie ai suoi studi riguardanti la connessione tra la cultura della modernità e il totalitarismo, in particolar modo sul nazismo e l’Olocausto.

“Società liquida”

È lui che ha coniato il termine “società liquida” per descrivere la contemporaneità.

A Lecco il grande filosofo presenterà il suo libro “Stato di crisi” (Einaudi), scritto a quattro mani con Carlo Bordoni, che oggi dialogherà con lui. Si tratta di un’acuta riflessione sugli Stati nazionali e la crisi globale. Secondo Bauman, oggi non abbiamo più fiducia nella capacità dello Stato di risolvere la situazione e individuare una via d’uscita. Questo divorzio tra potere e politica produce un nuovo tipo di paralisi: indebolisce l’attività d’intervento e riduce la fiducia collettiva nella capacità dei governi di mantenere le loro promesse. L’impotenza degli Esecutivi accresce il cinismo e il sospetto dei cittadini, innescando una triplice crisi: della democrazia rappresentativa, della fiducia nella politica e della sovranità dello Stato. Un altro tema caro è quello dei nuovi rapporti umani nati con la rete.

«La “prossimità” vissuta fuori dai social network – ha detto - è forse più soddisfacente, ma rischiosa e implica una perdita di tempo e di energia; la “prossimità” all’interno delle reti è senza dubbio più veloce, richiede poco sforzo ed è quasi priva di rischi, ma in tanti la trovano molto meno adatta a placare il reale bisogno di compagnia. Si guadagna qualcosa, si perde qualcos’altro ed è terribilmente difficile decidere se i vostri guadagni compensano le perdite; inoltre, una volta per tutte la decisione è fuori discussione, la troverete fragile e valida fino a nuovo avviso, proprio come la “prossimità” che avete acquisito. Ciò che avete ottenuto è una rete, non una “comunità”. Come scoprirete, prima o poi non sono più simili di quanto lo siano il gesso e il formaggio».

Scelta tra sicurezza e libertà

Appartenere a una comunità, dunque, è una condizione molto più sicura e affidabile rispetto ad avere una rete, anche se certamente è più vincolante e impegnativo. «La comunità - ha precisato ancora - vi guarda da vicino e vi lascia poco spazio di manovra, potete contare sulla comunità al pari di un “amico vero nel momento del bisogno”, mentre le reti sono lì per lo più per condividere il divertimento. Tutto sommato, la scelta è tra sicurezza e libertà: avete bisogno di entrambi, ma non potete avere l’una senza sacrificare almeno una parte dell’altra, e più avete dell’una, meno avrete dell’altra. Sulla sicurezza, le comunità vecchio stile battono le reti a piene mani. Sulla libertà è il contrario».

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