Lecco. «Tornano gli incidenti
Servono più controlli e formazione»

Inizio d’anno pessimo, con l’infortunio in cui è morto un muratore di Casatenovo - Rancati (Cisl): «Va adeguata l’attività ispettiva che aiuta anche la cultura della prevenzione»

L’anno è iniziato in modo pessimo, per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro, anche con esito mortale e anche sul territorio lecchese, che piange già la prima morte bianca. Stefano Atanasio, 50 anni, di Casatenovo, ha perso la vita pochi giorni fa in un cantiere edile in Brianza.

«Morire ancora a causa del lavoro, nel 2022, è vergognoso e inaccettabile – hanno attaccato le segreterie lecchesi di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil dopo l’incidente -. Basta lucrare sulla pelle dei lavoratori».

Ad approfondire il tema è Pierluigi Rancati, segretario regionale della Cisl con delega alla sicurezza. «La tendenza di lungo periodo è di riduzione degli infortuni, ma quando si verificano picchi di ripresa collegati a particolari congiunture si registrano battute di arresto».

È quanto sta accadendo ora, con l’economia impegnata a ripartire dopo gli stop subiti a causa della pandemia.

«Questo è fortemente preoccupante ed evidenzia che la gestione del rischio in azienda, invece di consolidarsi e progredire, in determinate condizioni fa passi indietro nonostante l’Italia vanti una tra le migliori normative d’Europa in tema di contrasto infortunistico e sicurezza». Il problema ha diverse chiavi di lettura. In primo luogo, il sistema di vigilanza e controllo, che «ha perso “pezzi” in modo molto ingente. Gli operatori nell’area della prevenzione nei luoghi di lavoro e ambientale, dal 2013 al 2019, sono diminuiti del 62%. L’attività ispettiva non gode dunque di basi adeguate, nonostante sia decisiva anche per la crescita della cultura della prevenzione: se si instaura la logica dell’impunità rispetto alle violazioni, si fatica a garantire salute e sicurezza dei lavoratori».

Serve dunque rinfoltire gli organici dell’Ats in questo ambito, recuperando il terreno perso negli anni. Ma non solo. «È necessario che anche le figure datoriali seguano un’adeguata formazione, con gli Rls e i lavoratori, evitando enti farlocchi che non garantiscono i requisiti formativi necessari. Negli ultimi tempi, gli infortuni evidenziano che nelle mansioni il personale operativo spesso non è adeguatamente formato sui rischi. Ma sovente c’è anche una sollecitazione nella gestione del lavoro che a volte sconfina in responsabilità penali del datore di lavoro. Mi riferisco a quando vengono rimossi i dispositivi di protezione per accelerare l’attività di manutenzione, la gestione, l’utilizzo degli impianti».

Serve dunque che ciascuno si assuma le proprie responsabilità e che tutti conoscano i propri diritti e i rischi cui si va incontro. «C’è bisogno di una una formazione che parta già dai banchi di scuola, specialmente nei corsi di studio che portano i ragazzi ad affacciarsi al mondo del lavoro. Ma c’è anche la necessità di formare più tecnici della prevenzione, perché si trovano con grande difficoltà e questo contribuisce a rendere complessi i controlli e le ispezioni».

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