Lecco. Guerra in Ucraina
Pesante impatto sulla siderurgia

L’acciaio italiano dipende molto dai due Paesi - È prevedibile un aumento dei prezzi delle materie prime, stop all’export e difficoltà nell’acquisto di semilavorati

Il rallentamento, o l’interruzione, dell’import di materie prime e prodotti siderurgici da Russia e Ucraina, di cui l’acciaio italiano è fortemente dipendente, e un’ulteriore impennata dei prezzi.

Saranno queste, nel breve periodo e per una durata difficile da prevedere al momento, le principali conseguenze che l’aggressione russa avrà sulla siderurgia nazionale. A spiegarlo sono gli esperti di Siderweb, che alla materia hanno dedicato lun webinar speciale (“Russia-Ucraina: l’impatto della guerra sulla siderurgia”).

A illustrare situazione e prospettive è stato in primo luogo Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi di Siderweb, secondo cui i riflessi più immediati del conflitto saranno in primo luogo «stop dell’export, carenza di forniture di materie prime, semilavorati e prodotti piani».

Ma non è tutto: «Ci si dovrà aspettare l’aumento dei prezzi di ghisa, Dri, rottame, bramme e prodotti piani al carbonio, oltre a ulteriori incrementi dei costi produzione per i rincari di energia e nickel».

Senza trascurare possibili ricadute indirette, «con possibili aumenti delle quotazioni dei prodotti lunghi provenienti dalla Turchia che è un forte importatore di materie prime dalle aree interessate al conflitto».

Ferrari ha anche offerto un quadro di insieme relativo alle capacità produttive dei due Paesi protagonisti della crisi in atto e delle loro performance relative alle esportazioni che risultano importanti anche in italia. «La Russia è il quinto produttore mondiale di acciaio, con circa 72 milioni di tonnellate, mentre l’Ucraina è il tredicesimo, con circa 20 milioni di tonnellate, avendone perse oltre una decina in seguito alla crisi del Donbass. Insieme i due Paesi detengono una quota del 5% della produzione mondiale, con un 65% circa realizzata da altoforno».

Quindi ha ricordato che «nel decennio 2010-2019 l’export medio della Russia è stato di 28,5 milioni di tonnellate di acciaio, pari a circa il 40% della produzione, mentre quello dell’Ucraina è stato di circa 20 milioni di tonnellate, equivalente al 75% dell’output».

I due Paesi, ha aggiunto Ferrari, sono grandi protagonisti nel settore della ghisa, con la Russia che esporta in media 4,5 milioni di tonnellate e l’Ucraina che si attesta oltre i 2 milioni. Messi insieme rappresentano oltre il 53% dell’export globale di ghisa. Per quanto riguarda altre categorie di prodotti, «la Russia esporta in media circa 15 milioni di tonnellate di semilavorati, contro i circa 9 dell’Ucraina; circa 8,5 milioni di tonnellate di prodotti piani, contro i circa 6 dell’Ucraina, che sopravanza il Paese aggressore nel settore dei prodotti piani, visto che ne esporta circa 4,6 milioni di tonnellate, contro i circa 3,7 della Russia».

Nel dettaglio relativo all’Italia, infine, l’esperto ha spiegato che «i volumi sono simili e si aggirano per entrambi i Paesi intorno ai 2,7 milioni di tonnellate, ma mentre quelli russi sono in calo, nel 2021 l’Ucraina ha fatto registrare un incremento che l’ha riportata vicina ai valori del 2019».

Nei primi 11 mesi del 2021, l’Ucraina ha esportato in Italia 2,82 milioni di tonnellate di acciaio, in aumento del 20,1% tendenziale. Il 91% sono materie prime (706mila tonnellate) e semilavorati (1,87 milioni di tonnellate), contro una media dell’Ue del 61%.

Nello stesso periodo, la Russia ha esportato in Italia 2,43 milioni di tonnellate di acciaio (-6,4%). L’81% sono materie prime (1,19 milioni di tonnellate) e semilavorati (767mila tonnellate), contro una media europea del 64%.

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