Lecco, circolo islamico

di corso Carlo Alberto

I vicini si dividono

Il caso Esasperata la donna che abita sopra la “moschea”

«Pregano dall’alba, durante il Ramadan anche la notte»

Altri residenti tranquilli: «Non ci danno alcun fastidio»

C’è chi la considera una presenza tutto sommato discreta e rispettosa e chi, invece, non ne può più e ha chiamato a più riprese le forze dell’ordine, senza riuscire però a risolvere la situazione.

Sulla sala di preghiera che a Pescarenico sorge ormai da cinque anni in un cortile privato che si affaccia su Corso Carlo Alberto sono tornati a puntarsi i riflettori,dopo un’interpellanza con cui la Lega Nord ha deciso di chiedere informazioni accurate all’amministrazione comunale.

In zona questa presenza è ormai una costante. Tutti i giorni ci sono uomini di fede musulmana che raggiungono questo magazzino, in uso all’associazione “La pace”, per i momenti di preghiera. Chi lo sa bene è la cittadina lecchese che risiede proprio al piano superiore alla “moschea”.

«Non ne posso proprio più – si sfoga -. Ho chiamato tutti: polizia, carabinieri, polizia locale, ma non si riesce a fare nulla per porre fine al fastidio che provocano giorno e notte con i loro canti. Si pensi che la prima preghiera della mattina inizia due minuti prima dell’alba. E durante il Ramadan l’ultima è alle 23 e dura un’ora, mentre la prima arriva ad essere attorno alle 3.30».

Sopra l’area deputata alla preghiera sorge la zona notte dell’appartamento della donna. «Questo è un centro frequentato davvero da tanta gente. E proprio per questo mi chiedo come abbiano fatto a ottenere le autorizzazioni del caso dalla prefettura. Quello è solo un magazzino, con una sola uscita e con finestre che non si possono aprire: a livello di sicurezza e igiene siamo sicuri che sia tutto in regola? Io ho fortissimi dubbi».

La donna è convinta che a volte qualcuno si fermi anche a dormire. «Si vede gente che arriva con le valigie e pure biancheria stesa ad asciugare. Inaccettabile che il Comune permetta tutto questo».

.«Io ho qui un magazzino e frequento la zona abbastanza regolarmente – afferma Diego Citterio -. Non posso parlare di disturbo da parte del centro di preghiera, anche se immagino che quando pregano tutti insieme qualcosa si senta. Qualcuno, però, fa i propri bisogni dietro alcuni angoli di questo cortile, ma è probabile che non faccia parte di questa comunità».

Interessati dall’argomento anche gli operatori commerciali che si affacciano su corso Martiri, anche se in misura molto minore. «Non ci danno nessun fastidio – dice il titolare cinese del bar -: qualcuno entra a bere un caffè, ma nulla di più. Se rispettano gli altri, non ci sono problemi».

Considerazione analoga per il fotografo Gianni Peverelli, che ne fa una questione di principio. «Se danno rispetto ottengono rispetto, ma se vengono a imporre il discorso cambia. Qui non ci sono problemi di convivenza, anche perché le stesse attività commerciali sono ormai multietniche. E fino a quando si comporteranno bene continueranno a non essercene»

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