La Casa del sarto. Dopo il restauro accoglie i turisti

Chiuso Terminata la riqualificazione della dimora, l’impegno dei giovani gestori del bed & breakfast

I luoghi manzoniani con la Casa del sarto nel cuore del rione, il museo del beato Serafino Morazzone, e i luoghi di richiamo turistico come Rivabella con la sua area verde e la spiaggia, sono il punto di forza di Chiuso.

E sarà proprio la Casa del sarto a fare da traino ad una nuova stagione, con il nuovo bed and breakfast di via Bellini. L’edificio è stato riqualificato, e destinato a diventare un luogo da inserire nei tour manzoniani.

Non va dimenticato che in passato in occasione della camminata manzoniana erano state sollevate critiche sul degrado di alcuni luoghi e sulla chiusura della Casa del sarto.

La struttura è stata riqualificata dai proprietari e data in gestione a Cristina Salvi e Vincenzo Cerbone, 33 anni lei e 34 lui, che dopo aver vissuto all’estero per anni, in Australia e in giro per l’Europa, hanno deciso di mettere a frutto la loro esperienza e avviare un’attività ricettiva che «in occasione degli eventi manzoniani, come la camminata apriremo al pubblico - dice Cristina Salvi -, abbiamo già preso dei contatti per entrare negli itinerari manzoniani».

Le attese sono alte considerata la ripresa turistica dopo l’emergenza sanitaria, con il Lario che sta vivendo un momento d’oro, e i rioni di Lecco che riscoprono le loro testimonianze manzoniane, dalle presunte case di Lucia ad Olate e Acquate, alla salita dei Bravi ad Acquate dive tutto prese inizio con don Abbondio spaventato dai Bravi. Chiuso vuole inserirsi in questa vitalità del turismo lecchese che è fatto di storia e di un patrimonio paesaggistico unico. E che offre infinite possibilità di escursioni.

La Casa del sarto è teatro di alcuni eventi chiave ne “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni: sarebbe infatti la residenza del sarto del borgo, all’anagrafe Tommaso Dalceppo, che ospitò la protagonista Lucia dopo la conversione dell’Innominato.

Lucia, rapita e tenuta prigioniera viene liberata dopo la conversione dell’Innominato.

La lettiga su cui viaggiano si allontana dal castello e scende lungo la valle allontanandosi, per poi svoltare su per la piazzetta al cui fianco sorgeva la casa del parroco e lì vicina la casa della donna, moglie dell’umile ma acculturato sarto del villaggio. Qui Lucia trova ospitalità e ristoro dopo la sua liberazione ed incontra la madre Agnese. Così nella prima stesura del romanzo “Fermo e Lucia” dove il curato sarebbe il beato Serafino Morazzone e il villaggio il borgo di Chiuso.

E se Chiuso vanta ora la Casa del sarto riqualificata, nel vicino rione di Pescarenico c’è il Convento rimesso a nuovo.

La chiesa e il convento sono stati costruiti nel 1576 a ridosso della piccola chiesa preesistente dedicata a San Gregorio sulla strada che da Lecco portava a Bergamo. Da quella data è cominciata la presenza dei frati del Convento. Nel 1810 Napoleone Bonaparte decise che i frati non avevano nessuna rilevanza sociale, li fece allontanare e il Convento venne chiuso, diviso e parzialmente venduto a privati che portarono qui le loro abitazioni. Nel 1897 la chiesa divenne parrocchia e fu dedicata a San Materno.

Per quanto riguarda il Convento nel 2015 e nel 2019 sono stati effettuati due importanti interventi finanziati dalla Regione Lombardia, dalla Fondazione Cariplo, supportati dal Comune e dalla parrocchia, consentendo il ripristino del chiostro, del corridoio delle celle, della sala ex refettorio dei frati, del loggiato detto delle noci, delle stanze utilizzate dall’abate Stoppani, e il rifacimento dell’illuminazione della chiesa per la valorizzazione delle opere custodite all’interno.

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