Il “graffio” a Butti in lista a Lecco
«Per fortuna non conterà molto»

Ironia tra i consiglieri lecchesi della Lega e dei Cinquestelle - Ma l’ex sindaco Pogliani: «Preferisco lui a tanti aspiranti candidati nostri»

Como

Il comasco Alessio Butti candidato nel collegio di Lecco, con il lecchese Daniele Nava costretto a fare un passo indietro. Come l’hanno presa, sull’altro ramo del lago?

Ironizza Massimo Riva, consigliere comunale lecchese del Movimento 5 Stelle.

«Che dire, se da Como mandano Alessio Butti a Lecco i casi sono due: o sono veramente spericolati oppure sono sicuri di avere in ogni caso un successo esagerato in Lombardia - è il suo commento -. In ogni caso, credo che l’eccesso di sicurezza in politica sia spesso un peccato mortale. Quanto a noi, niente comaschi, puntiamo tutto sulla lecchesità».

Pungente come al solito anche il consigliere comunale leghista Giovanni Colombo: «Cosa posso dirvi? La nostra fortuna, a volte, è che i parlamentari contano come il due di picche, peggio dei consiglieri comunali. L’importante sarà la squadra di governo. Quanto a Butti, sinceramente comasco o meno non mi interessa, basta che sia uno capace. Chiudo con una battuta – è il finale dell’istrionico rappresentante del Carroccio - essendo già stato onorevole non c’è problema che non sappia dov’è Roma».n  Più indulgente Pino Pogliani, ex sindaco della Lega: «Comasco o non comasco, conta che sia onesto e capace. Devo dire che tra i lecchesi che leggo ambire a un posto alla Camera, quasi quasi preferisco un comasco. Anche perché dovrebbero spiegarmi perché Butti non va bene, ma va bene votare per due volte due sindaci non lecchesi».

Se dunque ci si aspettava dall’ex borgomastro un’invettiva senza pietà contro Alessio Butti, ormai probabile candidato comasco di Fratelli D’Italia al collegio uninominale, tocca ricredersi. Pogliani non crede più di tanto ai campanilismi.

L’invasività dei partiti, però, quella sì la ravvede. «Assisto a questo continuo rimestare di carte - sostiene l’ex sindaco di Lecco -. E mi preoccupare vedere come un partito metta in un collegio un suo candidato, convinto poi che la gente, non conoscendo la persona ma il simbolo, voti comunque. E temo proprio che abbiano ragione loro. Il fatto è che le persone non si impegnano a capire, ma la politica è impegno e la democrazia non è un regalo. Oggi invece assistiamo a personaggi politici che entrano ed escono dai partiti più svelti di anguille tra le mani, a liste civiche che non portano in politica personaggi nuovi e slegati, ma che fanno da dependance ai partiti. E i cosiddetti nuovi? - chiosa Pogliani - Quanto alle modalità di scelta dei candidati sono nuovi come Berta che filava».
R. Cro.

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