Quel precedente del 2009: anche allora sfavoriti, poi...

Nella finale dei playout i blucelesti si imposero 1-0 contro la Sambenedettese. Ecco le similitudini con oggi

Era il 7 giugno del 2009 quando il Lecco di mister Maurizio Pellegrino si giocava al Rigamonti-Ceppi la salvezza in Prima Divisione o C1 che dir si voglia contro la Sambenedettese. Altro squadrone, seppur allora sprofondato nei playout come il Lecco. Favore del pronostico tutto per i rossoblù. Ma a casa loro uno 0-0 strappato con le unghie e con i denti, grazie a san Zappino, portiere che avrebbe poi fatto carriera, tutto genio e sregolatezza. E al ritorno una partita di grande sofferenza.

Fu un match di grandissima tensione e poi all’80’ la liberazione: fallo di mano evidentissimo del “Tigro” Carrara, centrocampista dalle enormi energie psicofisiche, poi tackle altrettanto falloso, ma l’arbitro Luigi Nasca di Bari non fischia né il primo né il secondo, e così Carrara corre verso la porta difesa da Marconato e la “sfonda”.

Certo, era un playout, non certo la semifinale dei playoff per andare in B ma le similitudini sono tante. Una squadra favoritissima, la Samb, e una che faceva della grinta, della “garra”, della “cazzimma” la sua arma migliore. Era il Lecco di Zappino, Dario D’Ambrosio, Guglielmi, Galeotti, Chomakov, Mateo, Massimiliano Carlini, Bernini, Antonioni, Guglieri e Montalto.

Non solo grinta, anche qualche grande giocatore, quella stagione un po’ appannato. Ma Pellegrino, allenatore catanese, come Foschi seppe infondere in quell’11 la voglia di andare oltre. E oltre andò quel Lecco, in un pomeriggio ancora nella mente di molti, nonostante siano passati esattamente 14 anni.

Ora come allora c’è da suggellare un’impresa, da scrivere la storia. Una storia, questa volta, che si tingerebbe di gloria, e non solo di sollievo. Ma tant’è. Il calcio è lo stesso, sia che tu lotti per vincere che se tu lotti per non perdere. E quel Lecco fu apprezzato perché lottava, lottava sempre. Come questo Lecco, il Lecco degli Enrici, dei Girelli, degli Zuccon, dei Tordini, per citare i più giovani. Ma anche dei 38enni come Lepore, o degli esperti come Celjak e Battistini. Degli Ardizzone e dei Galli.

Insomma, un Lecco fatto di gente vera. Ecco perché il pronostico sarà anche quello di 14 anni fa: favoriti gli avversari. Ma il calcio è bello proprio perché i favoriti in questo sport spesso lo restano sulla carta, e non vanno in campo. E così la frase, il tormentone di mister Foschi, viene in mente a tutti e sarà presente anche stasera alle 20,30 al Rigamonti-Ceppi: “Non succede, ma se succede”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA