Il Lecco è ai vertici, ma non scalda il tifo

Nelle 10 gare interne solo 1.145 presenze medie allo stadio. Pubblico quasi dimezzato in tre anni: 2.158 gli spettatori nel 2019-2020.

La squadra c’è - sorprendente, efficace, d’alta classifica -; la società pure - malgrado qualche “caduta di stile” e una struttura forse un po’ troppo “snella” -; ma allora perché lo stadio Rigamonti-Ceppi, in quanto a presenze di spettatori, è ancora ben lontano dalle affluenze che ci attenderebbe con un rendimento con “vista sulla serie B”?

Solo il 22,9% della capienza

Prima di addentrarsi nelle motivazioni, si parli dei dati che mostrano non una disaffezione vera e propria nei confronti del bluceleste, ma una latitanza oggettiva. Stagione 2022-23 (fonte dati: Transfertmarkt.com): 10 gare fra le mura amiche, presenze medie allo stadio 1.145 (Rigamonti-Ceppi occupato in media al 22,9 % della propria capienza; pari 4997 posti). Pochi spettatori, troppo pochi, considerando la tradizione calcistica cittadina e soprattutto il rendimento della squadra di Foschi. Già stata sia prima, che seconda che terza in classifica in una stagione che ormai ha superato il giro di boa. Ancora più preoccupante è il dato sulle massime affluenze stagionali: 1.580 spettatori contro il Trento, 1.361 contro il Piacenza e 1.338 contro la Virtus Verona l’ultima di campionato.

Nelle restanti 7 gare già disputate nello stadio cittadino, il Lecco ha superato i 1.100 spettatori solo contro il Padova (1.215), mentre non ha raggiunto le mille presenze contro Pergolettese e Sangiuliano a inizio torneo. Sono dati che collocano la stagione attuale dei blucelesti lontanissima - dalla pur vicina, cronologicamente - annata 2019-20 (quella interrotta dal Covid, dopo solo 12 gare interne), quando la media era stagliata su una ragguardevole quota di 2.158 spettatori-gara: altissima per una neopromossa in terza serie qual’era il Lecco quella stagione. Una differenza fra la media del campionato attuale (giocato in alta classifica) e quella di quel ritorno in C (praticata nelle zone basse della graduatoria) di ben 1.013 spettatori (- 47% di presenze). Ergo: pubblico quasi dimezzato in tre anni, nonostante le ambizioni oggi siano ben più importanti.

Cosa è successo? Il Covid (e la conseguente desuetudine ad andare allo stadio), le dirette-tv anche in terza serie lo spiegano (lo giustificano) certo in larga parte. Ma non in toto. La verità sostanziale è forse da ricercarsi in un feeling fra società di via don Pozzi e territorio che, dopo la spettacolare promozione in terza serie del 2019, ha avuto troppi alti e bassi. Creando nel pubblico nostrano non certo un disamore, ma uno scetticismo sulle reali ambizioni della proprietà al vertice della Calcio Lecco 1912.

In sostanza: la città, la gente lecchese parla del Lecco, si informa, segue con (malcelata) attenzione le vicende della squadra di Foschi, ma ancora non ci crede abbastanza da andare allo stadio in massa.

Prospettive

A torto o a ragione, i tifosi blucelesti aspettano conferme. Di stabilità e ambizione societaria. Un primo segnale è arrivato con la lodevole iniziativa di portare i bambini delle giovanili blucelesti (e delle società affiliate) gratis allo stadio.

Contro la Virtus Verona, vedere oltre 700 ragazzini assiepare la curva sud ha confermato una volontà societaria di riavvicinare il territorio alla squadra, di seminare “tifo bluceleste”. Ma la conferma più importante non potrà che arrivare dal calciomercato invernale. Solo investimenti cospicui e mirati potrebbero radicalmente invertire questa tendenza all’assenza, che non ha precedenti quando si parla di calcio a Lecco.

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