Winterreise: la danza celebra
il vertiginoso Schubert

Fino al 9 marzo alla Scala la rielaborazione del ciclo liederistico affidata al coreografo franco-albanese Angelin Preljocaj: «Il viaggio della vita»

Vertiginoso capolavoro musicale composto da Schubert nel 1828 poco prima di morire, “Winterreise” (“Viaggio d’inverno”) è un ciclo di Lieder struggente e disperato. Scritto per voce maschile, indifferentemente cantato da tenori, baritoni o bassi, conta ventiquattro Canti per voce e pianoforte su testi di Wilhelm Müller.

L’estremo viaggio (verso la morte?) del viaggiatore solitario in un territorio gelido e innevato , metafora del percorso esistenziale di ogni individuo, ha sempre ispirato agli interpreti, cantanti e pianisti, letture differentemente declinate verso il più cupo pessimismo o verso una ipotetica speranza di salvezza, talmente ricco è l’universo sonoro evocato da Schubert da comprenderle tutte. Nel corso dei decenni “Winterreise” è stato oggetto di innumerevoli versioni e adattamenti, siano essi musicali, teatrali o persino fotografici.

Anche in campo coreografico questo Ciclo liederistico, più o meno rielaborato, è stato fonte d’ispirazione per diversi balletti: la versione di Zender è alla base della “Winterreise” di John Neumeier con scene e costumi di Yannis Kokkos che dal 2001 è parte del repertorio dell’Hamburg Ballett, come anche della recentissima versione firmata da Christian Spuck e presentata nell’ottobre 2018 dal Ballett Zürich con le scene di Rufus Didvizius. All’originale per canto e pianoforte si rifà Angelin Preljocaj per il suo “Viaggio d’inverno” commissionatogli dal Teatro alla Scala ed ora in scena, in prima assoluta fino al 9 marzo, per otto rappresentazioni.

Nessun danzatore interpreterà in esclusiva il ruolo del Viandante. Ognuno di loro , attraverso assoli, passi a due e passi a tre, mostrerà un lato diverso del protagonista, sfruttando le proprie caratteristiche fisiche, la propria personalità di interprete. Ad accompagnarli in questo percorso esistenziale vi sarà la voce del baritono Thomas Tatzi e le cangianti sonorità del pianoforte di James Vaughan. Le scene, astratte ed essenziali, portano la firma di Costance Guisset. I costumi sono creati dallo stesso Preljocaj.

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