Van De Sfroos: «Streaming?
Io vi prometto un vinile»

Mentre il “Van tour” prosegue a gonfie vele, il cantautore laghée accenna in questa intervista a un nuovo disco e a una promessa...

Prosegue con grande successo il “Van tour” di Davide Van De Sfroos, atteso domenica nella piazza delle Torri di Tirano prima di un passaggio al Teatro Ariston di Sanremo, palco calcato sia per il Premio Tenco che per il Festival della canzone italiana, e sabato 7 settembre al parco Tittoni di Desio per un ennesimo bagno di folla propiziato da questa nuova formazione che allinea allo storico violinista e caporchestra Angapiemage Galiano Persico, Riccardo Luppi (sax tenore e soprano, flauto traverso), Francesco D’Auria (batteria, percussioni, tamburi a cornice, hang), Paolo Cazzaniga (chitarra), Alessandro De Simoni (fisarmonica e tastiere) e Simone Prina (basso).

Non è la prima volta che la band cambia quasi completamente. Che sensazione si prova sul palco? Quali sono le differenze?

In passato ci sono state già sperimentazioni e mutamenti. Penso al periodo di “Vada via il blues” con Jamie Dolce e la sezione ritmica americana, ma anche in tempi recenti con gli Shiver, ragazzi pieni di grinta. E ognuno apporta qualcosa alle canzoni. Penso ai chitarristi che si sono susseguiti, a Marco “Python” Fecchio, che è stato il primo a delineare un certo stile sui miei pezzi, a Claudio Beccaceci che era pieno di sfumature jazz mentre Gnola e Piu sterzavano verso il blues. In questo caso si è giocato un po’ con il reggae, un genere che ho sempre amato e frequentato pur non potendomi dichiarare un purista. Così ne sono uscite una “El fantasma del ziu Gaetann” in levare, una “Grand hotel” quasi ska, ma anche versioni di classici di Bob Marley come “Redemption song” e “Three little birds”.

Un suono costruito a partire dal “Tour de nöcc” teatrale...

Sì, aggiungendo due elementi preziosi, musicisti che già conoscevo, perché pensavo che uscendo dalla dimensione dei teatri ci dovesse essere un innesto ritmico e melodico importante per trascinare il pubblico.

E il pubblico non è mancato. Com’è stato ritrovarlo?

Semplificando potrei dire che, tornando in tanti posti dove avevo già suonato in passato, nonostante tutto il mio girovagare, non solo artistico, ma anche personale, la gente era rimasta lì, dove l’avevo salutata la volta precedente. Penso a San Vincenzo Valle Roveto, dove eravamo stati dodici anni fa: quella fu un’avventura, perché non sapevamo come saremmo stati accolti all’epoca, questo è stato un autentico caloroso ritorno a casa.

A Bellinzona c’è stato un “ribaltone”, aprendo per i Vad Vuc, mentre di solito avveniva il contrario.

Ho voluto lasciargli la chiusura perché se la meritano eccome, dopo tanti anni: hanno un’energia, una forza uniche, mi sembrava giusto dargli tutta la visibilità possibile, tanto più che giocavano in casa. Poi sono stati contenti i genitori di tanti bambini, che non hanno perso nessuna canzone perché era troppo tardi. L’entusiasmo, la partecipazione, sono sempre emozionanti. Se è vero che il disco non lo vuole più nessuno, nei concerti il rapporto è diretto e sempre intenso e c’è tantissima gente che non potrebbe rinunciarci.

Ma è proprio vero che il disco non lo vuole più nessuno?

Così dicono i dati. Però... Però c’è il ritorno del vinile che, ormai, è una cosa assodata, al punto che bisogna semmai concentrarsi sulla rinascita della musicassetta. Anche i miei figli, che ascoltano tantissimo in streaming, alla fine vogliono il supporto fonografico, vogliono l’oggetto.

Probabilmente perché la musica è già impalpabile come l’aria.

Chissà, comunque è certo che gli mp3, che l’ascolto in streaming non hanno memoria. Io ripenso con piacere a quando investivo pochi soldi nel biglietto della corriera per arrivare a Como per comprare il disco nuovo dei Van Halen, quanto fantasticavo sul contenuto tenendolo in mano mentre tornavo indietro fino al fatidico momento dell’ascolto.

Quindi un nuovo disco di Van De Sfroos sarà anche in vinile?

Sicuramente sì. Quindi, rispondo io, ci sarà un nuovo disco? Ci sono tante canzoni che ho sviluppato in questi anni e che ho voluto fare maturare senza fretta. Credo proprio che sia giunto il loro momento, ma potrebbe esserci anche un sorpresa prima di Natale.

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