Un Macbeth tra reale e fantastico
Opera gotica sul palco del Sociale

Efficace il lavoro della regista e del direttore d’orchestra sul capolavoro verdiano. Lunghissimo applauso alla fine della prima e questa sera alle 20 va in scena la replica

Cupo, potente, mix curato di reale e fantastico.

È un mondo scuro, gotico che le sfumature di colore fendono con forza espressiva nobile e incisiva, quello del Macbeth di Verdi che torna alle 20 di oggi al Teatro Sociale di Como dopo la prima di giovedì sera. Gradazioni di colore sia visivo che sonoro attentamente miscelate, sul palcoscenico da Elena Barbalich e Tommaso Lagattolla e nel golfo mistico dal direttore musicale Gianluigi Gelmetti, che hanno ottenuto l’applauso prolungato e sentito del pubblico comasco della prima.

I guizzi verdiani del Preludio, accostati alle ombre cinesi delle tre streghe su un caleidoscopio grigio e e al cerchio magico attorniato dal coro femminile che di lì a poco si sarebbe franto in lamine, saette di specchio sullo sfondo di fuoco, solo iniziano a creare quel clima prezioso che, per tutto lo spettacolo, avrebbe fatto il pari con i suoni orchestrali nel clima lunare e onirico che fa il tema del cartellone in corso al Sociale.

Mille sfumature

Prendendosi tutto il suo peso con l’attacco forte iniziale, l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali annunciava solo le prime “tinte” verdiane promesse da Gelmetti: una ricerca meticolosa di sfumature, ora sottili ora cangianti, compiuta ogni volta che Verdi ne dà la possibilità - se non addirittura espressamente lo chiede in partitura – per andare oltre i ritmi parmigiani che l’autore trentaquattrenne infila ancora abbondantemente e Gelmetti stacca con fierezza, indugiando ben poco, soprattutto nella parte iniziale.

Forte drammaticità

Una cura che il direttore aveva annunciato anche nel lavoro di studio con le voci, soprattutto per quanto riguarda il duo dei protagonisti. Nei fatti, Angelo Veccia mette in gioco tutta la sua esperienza per ottenere un Macbeth prevalentemente giocato su una drammaticità forte. L’attesa per il debutto del ruolo di Lady Macbeth da parte di Silvia Dalla Benetta trova nuova risposta nel colore di soprano drammatico, fin qui da lei giocato pienamente nel repertorio belcantistico, giocando prevalentemente la corda dell’energia intensa, dizione sempre chiarissima, una caratterizzazione d’impatto già dal “Vieni t’affretta” ben teso e riservando quei timbri “veri” pensati da versi alla scena della pazzia. Attorno a loro, pienamente in parte Alexey Birkus nei panni di un Banco tutto d’un pezzo; molto meno il Macduff di Giuseppe Distefano, fragile nel suo momento del quart’atto. Completano il Malcolm di Alessandro Fantoni, la Dama di Katarzyna Medlarskae il Domestico di Alberto Comes. Sempre e convintamente lodi al Coro OperaLombardia e al suo maestro Diego Maccagnola.

Al gusto dei singoli lasciamo la scelta di diffondere la banda di palcoscecnico con l’ausilio della tecnologia, che dà in vece un tocco di modernismo accettabile alla lettura della lettera e un paio d’effetti.

Alla fine della prima, l’applauso lunghissimo pur senza strepiti d’entusiasmo ha salutato uno spettacolo sicuramente da vedere (evviva condiviso a Costanza Degani,Alessio Rosati, Giuseppe Ruggiero e Danilo Rubeca) e degnamente da ascoltare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA