Torna chi c’è sempre stato
L’heavy-prog degli Uriah Heep

Stasera al Live Club di Trezzo d’Adda il concerto di una band da 50 anni coerente con se stessa. Il chitarrista e fondatore Mick Box a 71 anni continua a reggere il timone artistico del gruppo

Oggi il nome Uriah Heep dice, probabilmente, di più agli appassionati di Dickens (è un personaggio del “David Copperfield”, il viscido per eccellenza), ma negli anni Settanta, romanzo a parte, era tra i beniamini dei rocker alternativi. Sì, perché gli Uriah Heep sono stati una delle cult band più importanti di quel decennio.

Non solo: il loro suono era hard, molto hard, quasi heavy (il primo album, del resto, si intitola “...Very ‘eavy ...very ‘umble”), come e anche più di quello dei contemporanei Led Zeppelin, Deep Purple e Black Sabbath, ma guardava anche al prog, non disdegnando lunghi brani, orchestrazioni fino a coinvolgere Roger Dean, il fantastico copertinista degli Yes, per “Demons and wizards”, il disco più celebre, e per il successivo “The magician’s birhday”. Insomma, un vero e proprio anello di congiunzione. Bene, chi li ricorda quaranta (anzi, ormai quasi cinquanta) anni fa a questo punto potrebbe domandarsi chissà che fine hanno fatto e la risposta è... nessuna. Al contrario di tante altre formazioni più celebri, gli Uriah Heep proseguono ininterrottamente da mezzo secolo, saldamene nelle mani del chitarrista e fondatore Mick Box.

A 71 anni è un grande reduce del rock, un vero e proprio irriducibile che ha guidato la sua creatura attraverso tutto. Attraverso i cambiamenti nella musica che gli girava intorno, perché alla fine del decennio d’oro, accerchiato da punk, disco e new wave, continuava a suonare pesante, con la soddisfazione di essere guardato come un punto di riferimento da quella che si sarebbe denominata “new wave of british heavy metal”, dagli Iron Maiden in giù.

Negli anni Ottanta dei tastieroni e delle batterie elettroniche, nei Novanta del grunge, e ancora in questo nuovo Millennio il sound della band non è mutato di un chicco. E questo nonostante tra le fila del gruppo si siano avvicendati ben venticinque musicisti.

Gli album possono essere più o meno riusciti, le canzoni più o meno ispirate, ma i loro fan non li abbandonerebbero mai. Mai, nemmeno dopo il colpo più duro, nel 1976, con la defezione di David Byron, cantante dalla voce potente, lirica, tra i più sottovalutati della sua generazione (morirà una decina di anni dopo, lontano dai riflettori). Dal 1986 il microfono è in mano a Bernie Shaw che è riuscito egregiamente nel difficile compito. Gli altri Uriah Heep, oggi, sono Phil Lanzon alle tastiere, Davey Rimmer – l’acquisto più recente – al basso e Russell Gilbrook alla batteria.

Il loro ultimo album è recentissimo e ha ottenuto ottimi riscontri dalla critica specializzata (sia quella heavy che quella prog, come sempre): “Living the dream” è uscito pochi mesi fa e stasera lo presenteranno al Live Club di via Mazzini 58 a Trezzo sull’Adda. Biglietti a 35 euro, apertura porte alle 19.30, opening act Exsom alle 20.35. Concerto degli Uriah Heep alle 21.45.

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