Manuel Agnelli:
«Vi invito al Sociale»

Intervista al fondatore degli Afterhours: il 2 dicembre a Como con uno spettacolo da scoprire

Trentacinque anni suonati sotterraneamente, portandosi sempre più verso la superficie senza mai piegarsi a compromessi. E quando sono arrivati a riempire il Forum di Assago, un traguardo non da poco, lo hanno fatto proponendo la loro musica viscerale, ruvida, anche aspra. Sono gli Afterhours, anzi, “Noi siamo Afterhours”, come recitava il titolo del live ricavato da quell’incredibile esperienza. Merito della band. Merito di Manuel Agnelli, fondatore, autore, cantante, chitarrista, produttore, uomo di musica a 360°. È stato lui a “sacrificarsi” per tutti, raggiungendo una vasta popolarità come giudice di “X Factor” e anche da quella esperienza, così distante dal suo mondo, ha imparato qualcosa. Se ne accorgerà il pubblico comasco il 2 dicembre quando, assieme al violinista Rodrigo D’Erasmo, saranno invitati a trascorrere “An evening with Manuel Agnelli” al Sociale. I biglietti per questa produzione di MyNina Spettacoli, sono disponibili a 30 euro (più prevendita).

Durante i concerti degli Afterhours raramente si parla. Come è nata questa voglia di confrontarsi con il pubblico in teatro, con tanta musica, ma anche con un racconto?

È recente e si deve alla televisione, che mi ha fornito l’opportunità di parlare, di esprimermi anche in contesti lontanissimi dal mio modo di essere, come il talent, ma anche e soprattutto come “Ossigeno”, la trasmissione che, spero, arriverà alla terza stagione. E poi quando sono con la band non mi piace interrompere l’esperienza del concerto. Ci sono sei musicisti sul palco, che esprimono una potenza pazzesca e per me sono uno stimolo fortissimo.

Com’è il passaggio da quell’esperienza a questo tour teatrale?

Gli Afterhours sono uno stimolo, un guscio protettivo, un rifugio. In questo caso, invece, anche se c’è Rodrigo con me, sono molto più esposto. Non è un’esperienza né migliore, né peggiore: è semplicemente diversa. Quando suoniamo tutti assieme viviamo i nostri concerti come un viaggio, siamo tutti concentrati sugli arrangiamenti, sui nostri strumenti, sul rapporto tra di noi sul palco. Suoniamo per noi stessi, in primo luogo, e poi speriamo di trasmettere tutta quella energia al pubblico. Ci sentiamo quasi degli sciamani, compiamo un rito che diventa collettivo. In questo caso, invece, l’approccio è minimalista.

Due lati dello stesso artista.

Anche in questo caso, nessuno vale più dell’altro, ma sicuramente questo è più nuovo ed è quello che mi galvanizza di più. Un modo diverso di cantare, di suonare, mi sono riavvicinato al pianoforte... E poi lo spettacolo muta sera dopo sera, a volte cambiamo anche metà dei brani, perché li scelgo in modo funzionale al racconto, quindi si assiste a uno spettacolo sempre diverso.

Il pubblico scoprirà un Manuel Agnelli diverso.

Questo è un lato di me che i miei amici conoscono già benissimo ed liberatorio portarlo su un palco, un po’ mi mancava. Non volevo cadere nei cliché del personaggio.

Una dimensione che potrebbe sfociare anche in un album da solo?

Sto lavorando ad alcuni brani e se la loro qualità mi convincerà potrei pensare seriamente a che destino dare loro. Ma soprattutto a primavera ci ritroveremo come Afterhours per lavorare a nuovo materiale, perché ci sarà sicuramente un nuovo disco e nuovi concerti. Sicuramente non dei tour estenuanti come in passato. Pensiamo a pochi live – evento. Quando ci ritroviamo la voglia di tornare sul palco è tantissima e creare delle occasioni speciali è il modo migliore per non finire nella routine.

In passato avete suonato, come band, al Teatro Sociale e a Como ha sede Olo Creative Farm che ha creato due importanti progetti video per voi.

Sì, per il remake di “Hai paura del buio?” e per il filmato del concerto al Forum. Sono appassionati, li ho incontrati tramite amici comuni e ho capito che avrebbero rispettato anche la nostra passione per quello che facciamo. E il risultato è ottimo.

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