L’organo suona nel segno di Bossi
Al Carducci un concerto tra due secoli

Lo storico strumento restaurato quindici anni fa per volontà di Carla Porta Musa torna protagonista stasera con l’esibizione di Paolo Gazzola accompagnato da Pietro Molteni

Tutte le volte che torna a suonare, come sarà ancora una volta stasera, riapre una finestra preziosa sull’ultimo secolo di storia musicale comasca.

È l’organo Mascioni del Carducci, opera 313 degli organari varesini, voluto da Marco Enrico Bossi e da Enrico Musa nel 1914 per fare del salone di viale Cavallotti una sala da concerto di respiro mitteleuropeo, rimasto muto dall’ultimo dopoguerra e tornato a far sentire le sue delicate ma caratteristiche voci grazie al restauro sapiente di Ilic Colzani e dalla ferma volontà di Carla Porta Musa, 15 anni fa.

Uno strumento unico

La fonica di questo strumento, per decenni unico esemplare di organo a canne “laico” del territorio comasco, è un documento particolare del primo Novecento, che l’associazione Carducci con oculata ma preziosa periodicità torna ad offrire al pubblico e ai veri appassionati di musica d’organo, chiedendo agli esecutori invitati di confezionare un programma da concerto il più possibile adeguato.

Come sarà alle 20.30 di oggi, quando sul palco del Salone Musa di viale Cavallotti saliranno i giovani musicisti Paolo Gazzola, organista, e Pietro Molteni, violista per proporre un programma che proietterà significativamente il pubblico presente in una dimensione di tempo parallelo fra gli ultimi due inizi di secolo.

Pro cultura popolare

Gazzola e Molteni delimiteranno in modo classico il loro viaggio musicale, come Marco Enrico Bossi faceva nei suoi concerti all’organo del Carducci, con la Sonata per viola da gamba in Sol minore BWV 1029 di Johann Sebastian Bach e la Sonata per Arpeggione in la minore D 821 di Franz Schubert: confini divulgativi, come negli scopi “pro cultura popolare” dell’associazione, dentro i quali i giovani artisti rievocheranno due testimonianze musicali di significato fra Otto e Novecento. “ Kol Nidrei” op. 47 scritta nel 1880 da Max Bruch, e la “Rapsodia ebraica” di Ernest Bloch, del 1916.

Paolo Gazzola, ventisettenne piacentino, ha conseguito con il massimo dei voti i diplomi accademici di organo, sotto la guida di Enrico Viccardi, e clavicembalo con Giovanni Togni presso il Conservatorio di Como, dove ora approfondisce la direzione di coro. Master of arts in music performance d’organo al Conservatorio della Svizzera italiana, Gazzola è ora docente di organo nella Scuola diocesana di Musica e Sacra Liturgia “L. Picchi” di Como e organista della Missione Cattolica in lingua italiana di Winterthur, nella Svizzera tedesca. Suona in rassegne nazionali ed ha collaborato come continuista nella registrazione live del disco “Echi di cielo in terre Lombarde” per Halidon che include brani inediti di F. Spagnoli Rusca.

Pietro Molteni ha composto la sua formazione con Stefan Coles, ai Conservatori di Como e Milano e con Iakov Zats. Membro di numerosi gruppi cameristici e orchestrali tra cui il Quartetto di Como, l’ Orchestra Filarmonica Italiana, Orchestra Cantelli, Orchestra del Collegium Musicum di Pommersfelden, Orchestra Arcadia, ha fondato il Quartetto di Como e si esibisce regolarmente in duo con il pianista Federico Ceriani.

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