Laura Pausini e... se stessa
Il duetto accende Sanremo

Al via il 66° Festival della canzone italiana. Il conduttore toscano vero mattatore della serata tra la bellezza di Madalina Ghenea e l’ironia di Virginia Raffaele

Il Teatro Ariston riapre al Festival di Sanremo, ma sembra che Carlo Conti abbia chiuso la porta l’altra sera. La continuità tra le sue due edizioni è totale e sono giusto il mascelluto Gabriel Garko e la bellissima Madalina Ghenea a permettere allo spettatore di distinguere le due edizioni: questa è quella dove Arisa non presenta, ma fa la cantante. È quella dove ci sarà, ogni sera, una grande icona femminile italiana sul palco, in questo caso Sabrina Ferilli. E subito in rete rimbalzano commenti, poi cancellati rapidissimamente, che si chiedono cosa le è successo, ma è tutta rifatta, senza riconoscere Virginia Raffaele: un piccolo trionfo personale per l’imitatrice (ma l’anno scorso aveva avuto lo stesso effetto con una resa, quasi indistinguibile dall’originale, di Ornella Vanoni). Ma l’unico mattatore è sempre e solo Conti, perfetta reincarnazione del baudismo più ineccepibile.

Il suo Festival guarda al passato: il lungo albo d’oro dei vincitori ci ricorda che sessantasei anni e altrettante canzoni sono proprio tanti. Ma guarda al presente: le interviste incrociate ai concorrenti echeggiano quelle dei talent musicali dove molti di loro sono ormai abituati a gareggiare o a fare da giudici.

Gli ospiti entrano nel grande frullatore con qualche bella idea: Laura Pausini, dopo un medley di classici senza sforzo, viene fatta duettare con se stessa anno 1993 quando trionfò con “La solitudine”, indossando pure la giacca della vittoria.

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