Il Sociale parte per la luna:
invito a una giornata in orbita

La “Stagione notte” avrà inizio giovedì, ma il teatro cittadino oggi apre le porte - Un “Pieno” di iniziative legato al tema di quest’anno, tra musica e (grande) cinema

La “Stagione notte” 2019 / 2020 del Teatro Sociale avrà inizio ufficialmente giovedì prossimo, con la “prima” del “Guglielmo Tell” di Rossini. Ma oggi, domenica 22 settembre, la sala di piazza Verdi apre le sue porte e invita tutti a fare “Il pieno di... luna”.

Il cinquantesimo anniversario dell’allunaggio ha fornito lo spunto per il fil rouge di quest’anno: “Tutta colpa della luna”. Stamani alle 11 la Sala Bianca ospiterà l’anteprima del melodramma: “Aspettando Guglielmo” vedrà il direttore d’orchestra Carlo Goldstein e il regista Arnaud Bernard dialogare con il giornalista e critico musicale Angelo Foletto (sua, tra l’altro, l’idea di “Prima delle prime”, la presentazione – dibattito delle opere in scena alla Scala).

Nel pomeriggio alle 17 una vera chicca per gli appassionati di cinema e di musica: “Frau im Mond” (“Una donna nella luna”) è una pellicola muta firmata da un grande maestro come Fritz Lang musicata da Rossella Spinosa, impegnata anche al pianoforte assieme ai Solisti Lombardi diretti da Alessandro Calcagnile.

Rossella Spinosa, oltre a essere apprezzata sul Lario per aver dato vita al Festival di Bellagio e del lago di Como, che, anche quest’anno, ha suscitato meritati consensi, si è anche specializzata nelle partiture per il cinema muto, un’arte che risale all’ultimo scorcio di Ottocento, che si è poi affinata con l’affermarsi del sonoro, negli anni Trenta, ma comporre per il muto era davvero un’altra cosa.

E ancor più prezioso è il lavoro della musicista quando permette di scoprire pellicole dimenticate. Lang, autore di alcuni dei massimi capolavori della storia del cinema (“Il dottor Mabuse”, “Metropolis”, “M, il mostro di Düsseldorf” per non citare che quelli realizzati prima della fuga negli Usa) ha abbandonato il muto proprio con “Una donna nella luna”, girato nel 1929 e tratto, come “Metropolis”, di due anni prima, da un soggetto di Thea von Harbou, allora compagna del regista (a dividerli, in seguito, l’adesione della donna al nazismo). Si racconta del primo viaggio sulla luna, a bordo di un missile così accurato che pare fu di ispirazione per le mortifere V2 durante la guerra. Quarant’anni prima di Kubrick, che si rivolse alla Nasa per rendere credibile la sua “Odissea nello spazio”, il regista austriaco già dimostrava tutta la sua meticolosità, anche quando si trattava di creare uno scenario fantastico. La conquista del satellite, però, nel film non è dettata dalla voglia di compiere “un grande passo per l’umanità”, ma di impossessarsi delle sue miniere d’oro.

Erano passati solo 27 anni da “Le voyage dans la lune” di Georges Meliès, ma il cinema aveva già fatto dei passi da gigante, anche se il fascino di quei due rulli del 1902 resta intatto. Per verificarlo basta recarsi in sala Pasta, nel foyer del teatro: dalle 10 alle 18, a ciclo continuo, il primo grande – piccolo film di fantascienza, opera del primo genio creativo della settima arte, sarà in proiezione a ciclo continuo. L’ingresso a tutte le attività di oggi è libero.

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