Davide Van De Sfroos:
«Maader folk
m’è apparsa in sogno»

L’attesa dei fan è finita: imminente il lancio del nuovo disco

È quasi arrivato il momento di lasciarsi abbracciare dalla “Maader folk”, la mamma folk evocata da Davide Van De Sfroos per il suo nuovo album, negli store fisici e digitali da domani, venerdì 17 settembre, pubblicato nei formati cd, vinile e vinile rosso in edizione limitata e numerata.

Per l’occasione, proprio domani La Provincia dedicherà uno speciale di due pagine a questo attesissimo disco presentato ieri in conferenza stampa dall’artista che ha raccontato la genesi di un’opera realizzata prima della pandemia, ma la cui storia si è intrecciata con quella dell’emergenza sanitaria. «Era tutto pronto – racconta Bernasconi – e invece abbiamo rimandato, rimandato, aspettato. Nel frattempo il disco era fatto e finito, però aveva una canzone in meno ed era senza titolo, perché non ne trovavo uno che mi soddisfacesse davvero».

La canzone in meno era proprio “Oh Lord, vaarda gio”, in cui appare Zucchero: «Il mio amico Lorenzo Vanini mi ha chiesto se avevo qualcosa da dargli perché potesse giocarci attorno con le sue tastiere e mi sono ricordato di una canzone a cui lavoravo da almeno dieci anni. L’ho riscoperta grazie a lui e ho pensato, grazie a qualche frase in un inglese maccheronico per quella che voleva essere una preghiera laica, ho pensato, anzi, ho sognato di farla ascoltare a Zucchero, che avevo conosciuto dieci anni fa e con il quale sono sempre rimasto in amichevole contatto».

Ai tempi di “Yanez”, infatti, Irene Fornaciari, la figlia di “Sugar”, aveva accompagnato Davide nell’avventura sanremese del 2011. “Lui era in giro addirittura con Sting e mi ha chiesto se potevo aspettarlo – commenta divertito – e gli ho risposto “Secondo te ho altro da fare?”. Non ho osato suggerirgli di cantare nel suo dialetto, ma... lo ha fatto da solo: è stato un regalo bellissimo». E “Oh Lord vaarda gio” è il secondo singolo, accompagnato da un videoclip diretto da Dario Tognocchi che vede come interprete Mauro Corona: «È stato un grandissimo regalo anche da parte sua. Non è facile che lui si convinca a partecipare a imprese come questa, ma la canzone, mi ha detto, lo ha emozionato ed era felicissimo».

E il titolo, alla fine, è figlio del Covid: «Mi sono ammalato anche io, con tutta la mia famiglia. Niente di grave, ma la sera si alzava un po’ la febbre e mi sembrava di delirare. Guardavo il Festival di Sanremo e ho visto un cantante ricoperto di piume e ho pensato “Ecco, sono arrivato: ho le allucinazioni”, ma poi mi hanno spiegato che si trattava semplicemente di Achille Lauro, mi sono tranquillizzato, me ne sono andato a letto e, in sogno mi è apparsa lei, la mamma folk, Maader folk».

Salta subito all’orecchio, infatti, ascoltando questi nuovi brani, realizzati grazie anche alla collaborazione con il produttore Taketo Gohara, una forte impronta folk, nel senso lato del termine. «Mi è apparsa questa donna – dice – che mi ha tranquillizzato. Mi ha detto “Non preoccuparti, comunque vadano le cose, resti sempre aggrappato al tuo folk. Hai sempre fatto questo e qualsiasi cosa tu faccia rimane folk, perché tu sei così e io lo so: sono la Madre folk”. Quando mi sono svegliato avevo capito: “Maader folk”».

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