Costa e la sua musa incantano Locarno
Ma il Pardo per la regia va a Manivel

Si è conclusa la 72 a edizione del festival: come da pronostico sbanca “Vitalina Varela”. Meno scontato il premio al regista francese. Menzione speciale della giuria all’italiana Delpero

Un doppio premio al film che si levava di una spanna sopra gli altri 16 in competizione. Si è concluso ieri sera, con il pronosticato Pardo d’oro al portoghese “Vitalina Varela” di Pedro Costa, il 72° Locarno Film Festival.

La protagonista, che dà il suo nome al personaggio e alla pellicola, ha ricevuto il Pardo per la migliore interpretazione femminile. Per il sessantenne regista lusitano, già Pardo d’argento nel 2014, il coronamento di una carriera rigorosa con un premio importante a un’opera che può apparire ostica e si rivela pulsante ed emozionante nonostante l’oscurità delle immagini. Un cinema non narrativo e facilmente etichettabile come “da festival”, ma invece ricco di umanità e più accessibile di quanto sembri, che fa vivere allo spettatore l’elaborazione del lutto di una donna di mezz’età per l’ex marito.

Gli altri premi

Meno prevedibili e condivisibili gli altri due riconoscimenti principali del palmarès, il premio speciale della giuria al coreano “Pa-Go” di Park Jung-bum e il Pardo per la regia al francese Damien Manivel per “Les enfants d’Isadora”. L’orientale si interroga su cosa sia la verità seguendo l’indagine di una poliziotta che sospetta di sfruttamento della prostituzione alcuni abitanti di un’isoletta remota. Il secondo mette in scena tre storie che si susseguono, legate alla danza e all’autobiografia di Isadora Duncan, segnata dall’annegamento dei due figlioletti nella Senna.

La scoperta brasiliana

Meritato il Pardo per il miglior attore che riconosce una delle scoperte più interessanti della gara, il brasiliano “A febre” di Maya Da-Rin (pure premio della stampa Fipresci) con il suo intenso protagonista Regis Myrupu, indigeno diviso tra due identità e colpito da una strana febbre.

Il film italiano “Maternal” di Maura Delpero ha ottenuto una menzione speciale dalla giuria ufficiale e ha fatto incetta di premi secondari. L’opera d’esordio della regista bolzanina, che racconta di due ospiti di un convento argentino che accoglie giovani madri e il loro incontro con una novizia, ha ricevuto il premio ecumenico, il premio Europa Cinemas Label per la distribuzione nelle sale del circuito europeo e il secondo premio della giuria giovani. Attestazioni incoraggianti per un lavoro che non ha ancora un’uscita in Italia. Per il nostro cinema, che aveva inaugurato il festival con “Magari” di Ginevra Elkann, è un bilancio positivo.

Doppio premio, miglior opera prima e Pardo nella sezione Cineasti del presente, anche al senegalese “Baamum Nafi” di Mamadou Dia. Il premio della giuria dei giovani è andato all’islandese “Echo” di Runar Runarsson, mentre l’ungherese “The Euphoria of Being” ha vinto la Settimana della critica. Tra i film passati in Piazza Grande, premio del pubblico al francese “Camille” di Boris Lojkine e premio Variety all’olandese “Instinct” di Halina Reijn con Carice van Houten.

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