Como e l’ospedale
la storia insegna

Quella dell’ex Sant’Anna in Napoleona è un’area di pregio architettonico e ambientale dove riunire i servizi sanitari, anche privati, come accadde nel 1482 in via Cadorna

Nel Rinascimento gli antichi ospedali (da San Lazzaro de’ lebbrosi a San Tommaso de’ poveri) e le opere pie, sparsi per la città, vennero riuniti in un’unica struttura assistenziale: l’Ospedale grande dedicato a Sant’Anna. L’iniziativa venne portata avanti dal beato Michele Carcano e dal vescovo Branda Castiglioni; nel 1482 nel sito tra le attuali via Cadorna e via Croce Rossa si posò la prima pietra del grande complesso destinato alla cura degli infermi, dei pellegrini, dei poveri e dei fanciulli esposti. Nel secolo scorso, con il trasferimento a Camerlata, le lunghe infermerie dell’antico ospedale sono state demolite per edificare nuovi servizi e la porzione residua è stata restaurata a sede del Conservatorio Giuseppe Verdi.

Lo spostamento dell’ospedale era indispensabile perché già a fine ’800 la struttura era insufficiente per l’incremento della popolazione del territorio lariano e per l’inadeguatezza dei servizi; negli anni 20 del ’900 il lascito testamentario di Teresa Rimoldi ha messo a disposizione il vasto terreno alle falde del colle Baradello a Camerlata. Nel 1927 con il coordinamento dell’ingegner Luigi Catelli il nuovo Ospedale Sant’Anna è stato progettato dal bolognese Giulio Marcovigi, tra gli ingegneri più preparati nelle strutture ospedaliere (vedi “Architettura Pratica” di P. Carbonara Torino 1962), e nel 1932 è stato inaugurato.

Un ospedale giardino

Giulio Marcovigi ha concepito la struttura come ospedale-giardino costituito da dodici padiglioni posti simmetricamente attorno all’asse centrale che dall’ingresso di via Napoleona portava alla chiesa con due rampe e fontana e raggiungeva i servizi generali a monte. I padiglioni a valle sono stati costruiti simmetricamente a raggera in un ampio settore circolare destinato prevalentemente a giardino. L’impianto urbanistico-ambientale è stato concepito in modo decisamente moderno; l’architettura dei padiglioni ha seguito la tradizionale edilizia lombarda, con copertura a falde e manto in tegole in laterizio, particolarmente adatte all’ambiente collinare del Baradello.

Il nuovo ospedale è entrato subito in funzione ed ha superato anche le difficoltà logistiche causate dal secondo conflitto mondiale, durante il quale il primario dottor Renzo Pecco ha salvato dalla deportazione molti ebrei (dichiarando nella cartella clinica che erano ancora malati anche se in guarigione).

Alla fine degli anni ’50 la popolazione del territorio lariano è molto aumentata con conseguente crescita del fabbisogno di assistenza sanitaria; il Consiglio dell’Ospedale Sant’Anna su iniziativa del presidente avvocato Diodato Lanni nel 1965 ha incaricato l’architetto marchigiano Ettore Rossi, sostenitore del modello ospedaliero a sviluppo verticale, di progettare il nuovo nucleo centrale pluripiano.

L’architetto Rossi ha rispettato l’impianto urbanistico dell’ingegner Marcovigi e ha inserito il monoblocco di sette piani proprio sull’asse che dall’ingresso va verso il colle, demolendo (per far posto al pronto soccorso) la chiesa centrale e ricollocandola nel nuovo edificio. La parte curva del monoblocco è connessa armonicamente e funzionalmente ai padiglioni a raggera e la parte posta sull’asse di simmetria è connessa ai padiglioni a monte. L’interessante equilibrio urbanistico e architettonico tra la soluzione a padiglioni di Marcovigi e il monoblocco verticale di Rossi ha garantito all’intero complesso una ottimale funzionalità sanitaria.

Negli anni ’90 l’incremento di affluenza dei veicoli al Sant’Anna ha molto snaturato gli articolati e gradevoli giardini e l’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Alberto Botta ha realizzato l’autosilo pluripiano nella sottostante val Mulini, riservando alcune centinaia di posti auto all’Ospedale.

Lo spostamento a San Fermo

È stato poi costruito, con la contrarietà di molti comaschi, il nuovo Ospedale Sant’Anna a San Fermo della Battaglia ed il complesso di via Napoleona ha attraversato un periodo di progressivo abbandono con conseguente sottoutilizzo dell’autosilo. Nonostante l’accordo di programma tra vari Enti pubblici stipulato nel 2003 per la rinascita del sito, solo da alcuni anni si è accelerato il processo di riconversione dell’ex-ospedale nella cittadella sanitaria dei servizi, che sta progressivamente implementandosi.

L’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Lariana (Asst) vi ha posizionato il pre-ricovero, i servizi specialistici e ambulatoriali, la medicina legale, i vaccini, le fragilità e cronicità (centro-servizi paziente cronico), ecc. Recentemente si è insediato il consultorio familiare con ambulatori, sale visite e spazi polifunzionali per le giovani coppie e i loro bambini.

All’inaugurazione il direttore generale della Asst Lariana, dottor Fabio Banfi, ha espresso viva soddisfazione perché il consultorio rientra nell’obiettivo del mandato per l’ex-ospedale e ha affermato: «Questo deve rimanere un centro vivo e funzionale».

In alcuni spazi del sito vengono infatti accolti, mediante accordo con l’Azienda Tutela della Salute dell’Insubria Ats (ex Asl), la medicina dello sport ora in via Castelnuovo e gli uffici amministrativi ora in via Pessina. L’Amministrazione Comunale, la Asst Lariana e la Ats stanno verificando anche la possibilità di modificare con la Regione l’accordo di programma del 2003 ampliando le destinazioni d’uso previste al fine di comprendere altre funzioni del settore assistenziale e formativo per accelerare la rinascita.

Il Comune sta facendo anche una ricognizione delle esigenze di altri enti pubblici tra i quali l’Inail, il Dipartimento Arpa Como-Varese e il Ministero di Giustizia. Sono emerse alcune proposte interessanti tra le quali residenze per anziani autosufficienti e non, spazi per la formazione superiore collegata al comparto sociosanitario e residenze per personale sanitario. Così i cittadini vedono che l’autosilo in val Mulini non è più vuoto, ma che è aumentato sensibilmente il numero dei veicoli parcheggiati; ciò fa piacere perché la struttura, che non è decollata come parcheggio di interscambio tra mezzo di trasporto privato e mezzo pubblico, potrà essere utile al complesso che diventerà vivo e funzionale.

L’ex Sant’Anna dal punto di vista urbanistico-ambientale è attraente, ma al fine di divenire un complesso plurifunzionale ed ordinato sarebbe necessario che l’Amministrazione Comunale sviluppasse un “masterplan” complessivo, che individui le funzioni compatibili ed anche la ripartizione degli impegni di carattere economico. A tal fine è di rilevante importanza esaminare le proposte dei soggetti privati che sarebbero già interessati, in quanto la rinascita del sito può avvenire solo attraverso una compartecipazione tra le risorse pubbliche e quelle private.

Corsi e ricorsi della storia

La modifica dell’accordo di programma e il conseguente progetto di fattibilità potrebbero articolare il comparto in sotto-ambiti, per quanto possibile autonomi, per una più tempestiva operatività. Nell’ex Sant’Anna potrebbe attuarsi la previsione storico-filosofica dei “corsi e ricorsi” concepita dal grande filosofo Giovan Battista Vico. Come nel Rinascimento sono stati riuniti nell’Ospedale del Borgo i numerosi ospedaletti ed opere pie sparsi per la città, così nel prossimo decennio i numerosi servizi sociosanitari, assistenziali, di tutela dell’ambiente, dell’housing sociale, ecc. sparsi per il territorio comunale potrebbero trovare idonea collocazione nell’ex Sant’Anna di via Napoleona. Il sito infatti, per merito della concezione armonica dei padiglioni e giardino del Marcovigi e del monoblocco del Rossi, ben si presta ad accogliere anche le nuove funzioni di cui una società complessa come l’attuale ha sempre più crescente necessità.

Il brano di città-giardino potrebbe divenire, come dice il direttore generale della Asst lariana, un centro polifunzionale vivo e di grande interesse per la città di Como, che attualmente ha una eccessiva concentrazione di funzioni nella convalle con conseguente congestione veicolare.

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