Architettura da ricomporre
L’omaggio di Collina

Cernobbio: la mostra “Illazioni / Devianze” del pittore inaugura oggi la galleria dell’Archivio Cattaneo

L’omaggio di un pittore - Giuliano Collina - all’architettura d’eccellenza della sua città: Como. Questa la chiave di “Illazioni / Devianze”, la mostra che inaugurerà oggi, venerdì 3 maggio, alle 17 il nuovo spazio espositivo dell’Archivio Cattaneo di Cernobbio, in via Regina 41/a.

Nel catalogo che accompagna la rassegna, Damiano Cattaneo, fondatore dell’Archivio, cita Franco Ciliberti: «Como è stata all’avanguardia del mondo, in architettura almeno, se vogliamo limitare il settore del mondo all’architettura mondiale, dal secolo X al secolo XX. Ossia per un millennio Como è stata dominante assoluta di tutta l’architettura...»

Questo “dominio” è reso da Collina con opere che, dalla Cattedrale di Como e la chiesa di San Vincenzo, a Cernobbio si spingono fino al Razionalismo di Terragni (la ex Casa del fascio di piazza del Popolo a Como) e dello stesso Cesare Cattaneo, di cui è resa la “Casa” che è appunto sede dell’Archivio.

Queste testimonianze dell’architettura comasca, annota Damiano Cattaneo, «mi sono sembrate tra le più significative degli architetti di casa nostra, quegli artisti che dalle sponde del Lario si propagarono fino a Bissone e Maraggia attraverso la Valle Intelvi per esportare in terre lontane il loro talento».

È qui che entra in gioco Collina: «Amico da sempre della città di Como e autore di numerose interpretazioni del suo territorio - è sempre Cattaneo che scrive - ha voluto ripensare a modo suo la storia della nostra architettura attraverso questi quattro monumenti, con disegni e acquarelli realizzati apposta. Ne ha fatto, da artista qual è, una lettura soggettiva, fortemente connotata dal suo stato d’animo, per cui il titolo “Illazioni/Devianze” risulta quanto mai appropriato».

La proposta che ha condotto a questa “lettura soggettiva” è stata accolta da Collina con entusiasmo: «La nuova galleria nasceva con le intenzioni di esporre soprattutto architettura e di conseguenza mi si chiedeva una mostra a tema. In pratica, si voleva da me un rigore simile a quello che un tempo i committenti pretendevano dagli artisti. Bene, bene, mi sono detto, ecco che finalmente trovavo qualcuno che sapeva quello che voleva, così avrei potuto lavorare dentro un perimetro, modalità in cui ho sempre creduto, perché la tanto decantata libertà dell’artista, per intenderci quella di oggi, non è mai stata secondo me una conquista, ma semmai soltanto un modo diverso di fare arte».

C’è una seconda ragione per cui Collina ha risposto con piacere all’invito: «È riferita alla mia un po’ sopita ma sempre presente voglia di carta, di fogli da disegnare, magari da dipingere un po’, di approcci veloci, di appunti, di progetti e poi anche di opere finite, consumate, anche estenuate, ma sempre con la bella precarietà del “disegno”, cioè dell’opera che può anche essere eliminata, strappata in un attimo e a “piene mani”».

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