San Pietro al Monte, Iniziano gli scavi
e spuntano i reperti

Civate Sospesa la costruzione del magazzino interrato La Soprintendenza ha chiesto accertamenti sui muri Potrà essere realizzato verso il bosco, ma a maggior costo

Stavano per iniziare lo scavo - e, quindi, poi la costruzione - del magazzino interrato vicino alla basilica di San Pietro al Monte, per destinare ai turisti anche gli altri suoi ambienti, finora ingombri di materiali: l’architetto Roberto Spreafico e i collaboratori hanno «subito incontrato la presenza di un muraglione, non rilevato nelle indagini precedenti: forse - ha spiegato ieri Spreafico stesso - di periodo romanico o magari connesso alla torre».

Quest’ultima è tra i misteri del luogo: campanile o punto di avvistamento?

La leggenda

La leggenda di San Pietro al Monte narra che l’ultimo re longobardo, Desiderio, innalzò un cenobio nel 772 per la miracolosa guarigione del figlio e, a parziale testimonianza di una struttura tardo antica, ci sono proprio i resti della torre, di cappelle e colonne databili tra il V e VIII secolo; ora, forse, anche il muraglione.

«Lo scavo del magazzino è stato sospeso - ha annunciato Spreafico ieri, proprio nella conferenza stampa inizialmente convocata invece per l’avvio dei lavori - La richiesta della Soprintendenza è di approfondire, anche alla ricerca di altri muri. La scoperta che ferma il cantiere è comunque arricchente e, in ogni caso, confidiamo che il magazzino si possa realizzare più verso il bosco, dove la roccia nel sottosuolo esclude reperti». Tra modifiche del progetto e conferenza dei servizi, i tempi - in origine di sei mesi - si allungano e potrebbero aumentare i costi «motivo per cui - ha sottolineato il direttore della “Fondazione comunitaria lecchese”, Paolo Dell’Oro - la comunità sarà ancora più chiamata a supportare l’impresa». Per il magazzino - in cemento armato, a totale scomparsa, di circa 60 metri quadrati - la raccolta dei fondi è già iniziata.

«Inoltre il progetto include la riqualificazione dei sistemi di illuminazione e domotica della basilica, all’interno e all’esterno, con tecnologia led, in grado - ha riferito il parroco, don Gianni De Micheli - di dare migliore visibilità agli affreschi e agli stucchi, accompagnando le parole delle guide e lo sguardo degli odierni pellegrini con la luce adeguata alla lettura dell’arte, della storia e all’esperienza spirituale ispirata dal luogo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA