Lurago d’Erba: «Non si può morire
per una buca in strada»

Il dolore degli amici per la scomparsa di Angelo Ratti dopo due settimane di agonia. «Noi ciclisti facciamo tante cadute, ma finire così ci lascia sconvolti». Donate le cornee, attesa per i funerali

Cordoglio e commozione in paese il giorno dopo la notizia della morte di Angelo Ratti, 50 anni, appassionato di ciclismo che ha combattuto per 15 giorni all’ospedale Manzoni di Lecco dopo il gravissimo incidente avvenuto il 12 giugno sulle strade di Galbiate, in un tratto particolarmente disastrato.

Ratti viene da tutti ricordato per la sua disponibilità in diverse iniziative sportive e popolari del paese. Amici e conoscenti lo ricordano come un uomo dal cuore grande, sempre pronto a donare il suo tempo agli altri.

E anche l’ultimo gesto, la donazione degli organi, specificatamente delle cornee secondo alcune indiscrezioni, dimostrano lo stile di vita del ciclista luraghese. Figlio unico, viveva dopo la scomparsa dei genitori da solo nella casa di famiglia in via Sant’Andrea, sotto la collina dove sorge la chiesa prepositurale luraghese.

Amava il ciclismo che praticava come amatore: passione che purtroppo gli è costata cara per una maledetta buca, mentre due domeniche fa faceva una sgambata con amici a Galbiate.

Sull’episodio la magistratura sta cercando approfondire quanto avvenuto, e per ora non è ancora stata fissata la data del funerale: non viene esclusa l’autopsia sulla salma di Ratti.

Le reazioni

Il ricordo commosso e incredulo arriva anche dal presidente della Ciclistica luraghese, Pietro Molteni: «Angelo un volontario sempre presente - commenta -. Apriva spesso le gare con la bandierina. Per noi è una gravissima perdita. Purtroppo nella zona ci sono strade disastrate un po’ ovunque. Non riesco ad accettare che un ciclista bravo come lui possa aver perso la vita per evitare una buca».

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