Lecco. Bonus welfare pari a 250 euro
Dalla Ita a ciascun suo dipendente

Il denaro ai lavoratori della fabbrica di Calolzio per fronteggiare i rincari della bolletta elettrica

Ricadono anche sui dipendenti i benefici degli investimenti per il fabbisogno energetico in chiave ambientale realizzati da Andrea Beri per le fabbriche del suo Gruppo industriale. I lavoratori della Ita di Calolziocorte, della Cb e della Far (rispettivamente in provincia di Vicenza e Belluno) hanno ricevuto un bonus per fronteggiare i rincari della bolletta elettrica.

In totale il Gruppo che conta 270 dipendenti (di cui 128 a Calolzio) ha messo a disposizione 85mila euro che si sono tradotti in un bonus di welfare pari a 250 euro per ciascun dipendente delle fabbriche del Lecchese (per un totale di 32mila euro) e del Bellunese e di 400 euro per i lavoratori di Vicenza.

«È un’opportunità - afferma Beri - che si è creata all’interno del Gruppo sulla base di una differenziazione che ciascuna fabbrica ha nell’autogenerazione di energia. Ciò impatta in modo diverso sul divisore, quindi sulla quota per ciascun dipendente. Siamo consapevoli che l’iniziativa non cambi la vita alle persone, ma è pur sempre un aiuto in un momento di forti aumenti».

L’opportunità si è creata grazie alla capacità del Gruppo di investire per prevenire l’ondata di aumenti dei costi energetici in atto da mesi. Le tre fabbriche che producono acciai trafilati per l’automotive (Bl), per le grandi opere (Vi) e fili per funi, per cavi sottomarini e per la meccanica generale (Calolzio) consumano 65 gigawatt l’anno di elettricità, di cui 25 autoprodotti in un piano di investimenti iniziato nel 2014 e ancora in corso, visto che «a breve, nel giro di un mese, attiveremo un nuovo impianto quasi concluso», afferma Beri

Il quale aggiunge di sentirsi tuttavia «preoccupato sulla questione energetica, con l’incognita Ucraina che potrebbe portare a una rinegoziazione dei contratti in essere che, seppure chiusi alle condizioni stabilite, contemplano la clausola del “fatte salve cause di forza maggiore”. E ovviamente tocchiamo ferro. Fino a dicembre l’aspettativa era che fra aprile e maggio i rincari sarebbero in parte rientrati ma la tensione in atto crea grande instabilità. Il problema vero è che da decenni siamo in assenza di una politica energetica, in una carenza che oggi si conferma drammatica».

«L’Italia dice no al nucleare più avanzato - conclude -, mentre i nostri migliori ingegneri sono chiamati a costruire le centrali di ultima generazione anche in Russia. E compriamo in Europa elettricità da vecchie centrali nucleari che abbiamo alle porte di casa. C’è grande incoerenza in tutto ciò».

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