La Cassazione ha respinto il reclamo

Trafileria di Calolzio, fallimento definitivo


Ora si attendono novità sull’inchiesta che vede indagato anche l’ex ministro Michela Vittoria

Il dado è tratto. La Trafileria del Lario, ex Trafilerie Brambilla, è fallita. Definitivamente. Ci hanno pensato i giudici della sesta sezione civile della Corte di Cassazione a mettere la parola fine sulla storia dell’azienda di Calolziocorte, dichiarata fallita dal tribunale di Lecco con sentenza del 29 settembre 2014.

Una sentenza che era stata appellata dagli avvocati di Vittorio Brambilla, presidente del consiglio di amministrazione. Ma che per due volte è stata confermata: la prima in Corte d’Appello a Milano, la seconda in Cassazione, a margine dell’udienza dello scorso 16 maggio.

Era stato lo stesso giudice relatore a chiedere il rigetto del reclamo presentato dal professor Romano Vaccarella, ex giudice della Corte Costituzionale, avvocato difensore di Silvio Berlusconi in numerosi processi civili, «per manifesta infondatezza dell’unico motivo di ricorso». Una richiesta che i giudici hanno accolto, rigettando l’istanza e - di fatto - confermando la sentenza del Tribunale di Lecco.

Una decisione di non poco peso, quella rimbalzata ieri da Roma. Perché va a cadere a poche settimane di distanza dalla chiusura delle indagini aperte dalla Procura della Repubblica di Lecco sul crac della società che vede indagati, oltre al presidente Vittorio Brambilla, anche la figlia, l’ex ministro Michela Vittoria Brambilla: nell’avviso di conclusione indagini i magistrati inquirenti, i sostituti procuratori Paolo Del Grosso e Nicola Preteroti, contestano di essere stata amministratore di fatto della società di famiglia fino alla chiusura, nonostante avesse dismesso ogni carica sociale da almeno cinque anni.

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