Dopo la condanna
si sente male in aula

Raddoppiata la pena per usura a un uomo di Olginate È quasi svenuto, ma ha rifiutato il soccorso in ambulanza

Subito dopo la lettura della sentenza, ha accusato un malore nel corridoio degli ascensori del primo piano del Palazzo di Giustizia di Lecco. Probabilmente un calo glicemico, che lo ha fatto impallidire e quasi svenire. Ma ha rifiutato di essere soccorso dall’ambulanza e, con l’aiuto del suo avvocato, ha poi lasciato il Tribunale. A chiusura dell’istruttoria dibattimentale, lo scorso mese di luglio, il pubblico ministero Andrea Figoni aveva chiesto per lui una condanna a 2 anni e 6 mesi, oltre a una multa di ottomila euro.

Il collegio, presieduto da Enrico Manzi, giudici a latere Maria Chiara Arrighi e Martina Beggio, ha praticamente raddoppiato la pena, condannandolo ieri mattina a 5 anni, più risarcimento di 120mila euro alla parte civile.

Chiamato a rispondere della violazione dell’articolo 644 comma 1 del Codice penale l’olginatese Giorgio Colombo, assistito dall’avvocato Nicola Terzi del Foro di Milano. L’uomo, stando al quadro accusatorio, avrebbe prestato in pochi anni qualche migliaio di euro a un conoscente di Merate – costituitosi parte civile con l’avvocato Paolo Bassano del Foro di Lecco – pretendendo poi la restituzione della somma con un notevole “rincaro”.

Diverse le annualità di riferimento e le contestazioni mosse a Colombo. Per il pubblico ministero l’imprenditore avrebbe dovuto essere sollevato dall’accusa di aver scambiato – tra il 2011 e il 2012 – con la società della persona offesa fatture inesistenti, emesse per occultare un finanziamento concesso dalla sua impresa a quella del meratese con un tasso d’interesse superiore alla soglia prevista per legge, quantificato nel 40%.

Di diverso avviso il pm per quanto riguardava la presunta interposizione fittizia della società di Colombo tra quella della collega meratese e alcuni suoi fornitori, tra il 2012 e il 2014. Un’operazione finanziaria celata da una poco plausibile operazione commerciale. A. Cri

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