Case Aler di Calolziocorte
« Erano più di cinquanta . Abbiamo paura»

Dopo l’intervento dei carabinieri parlano i residenti delle case popolari di via Giuseppe Di Vittorio

Hanno paura di esporsi. Perché temono ritorsioni. Per questo, anche se tutti nelle case Aler di via Giuseppe di Vittorio sono stanchi dei continui raid dei rapper che girano video e schiamazzano, in spregio anche alle norme anti Covid, pochi hanno voglia di parlare.

Tra quei casermoni grigi ormai a comandare sono questi ragazzi venuti chissà da dove che sfregiano i muri con scritte come #freeBabyGang e #freeEscomar, inneggiando alla liberazione dei due rapper appena arrestati, e sfidano continuamente le forze dell’ordine.

All’improvviso, specie il sabato e la domenica, compaiono a frotte nel giardino dove si installano per ore a cantare, ballare, girando video, cucinando al barbecue e mangiando fino a che, stremati da tutto quel chiasso, qualcuno fa intervenire le forze dell’ordine, che li disperdono.

L’ultimo episodio domenica. Una quindicina, al massimo, secondo i carabinieri, i ragazzi assembrati tra le case Aler. I residenti, però, raccontano una realtà diversa. «Erano almeno cinquanta se non di più - racconta una signora - Li ho contati io. L’ultima volta hanno portato anche una sedia, con cui hanno rotto il vetro di una porta. Nessuno però gli dice nulla perché abbiamo paura».

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