Zotti: «In porta per il Lecco
non c’è soltanto Pissardo»

Il preparatore bluceleste, ex numero 1 della Roma, fa il punto sui tre giovani che allena. E li vuole tutti pronti. «Sono molto contento anche di Ndiaye e Ciancio. Oltre alla qualità, hanno il pregio di mettercela tutta».

Carlo Zotti, allenatore dei portieri del Lecco, sa che dal 19 contro la Pro Vercelli si fa sul serio. E scalda i gioielli della sua “scuderia”. Perché non ci sarà bisogno solo del miglior Pissardo per il girone di ritorno.

E spiega perché. Lui che nella Roma ha giocato con Totti, Batistuta, Montella, Aldair, Candela, Cassano, sa che non si può dormire sugli allori... «Ho iniziato da terzo portiere e poi mi sono guadagnato i primi posti. Era una squadra importantissima. Esordii a 18 anni in serie A dopo averlo già fatto in Coppa Uefa e Coppa Italia. E subentrai all’Olimpico contro il Torino il 10 maggio del 2003. Poi in quell’anno ero anche Nazionale Under 21, secondo di Amelia, e vincemmo l’Europeo in Germania nel 2004 con l’ex diesse bluceleste Claudio Gentile come mister.

Anche come quinto portiere, sarei andato… Ma lì ho capito cosa voglia dire stare con i primi anche senza scendere in campo. E non mollare mai».

Quello che ci vuole di questi tempi: «Verissimo. Ci siamo ripresi dallo stop e abbiamo lavorato molto bene in questi ultimi giorni con un lavoro abbastanza pesante. E ora partiremo con la settimana tipo, avendo recuperato tutti, anche i ragazzi che hanno avuto il Covid. Chi l’ha avuto si sente solo un po’ più stanco. Quando lo ebbi anche io, nelle settimane successive alla negativizzazione mi sentivo più stanco. E chi come noi corre sempre, lo avverte di più».

Il Covid ha insegnato che qualsiasi giocatore può essere utile: «Marco Pissardo e Khadim Ndiaye sono due buoni portieri. Sono molto contento di entrambi al di là delle qualità di tutti e tre (compreso il terzo portiere 2003 Edoardo Ciancio), perché si allenano davvero “a tutta”. Hanno una mentalità giusta. Si allenano sempre al massimo. E hanno anche rispetto l’uno dell’altro. I giocatori di movimento con il turn-over hanno più spazi possibili, e se li giocano. Invece il portiere è un mestiere anche di testa, soprattutto per chi non gioca. Quel che dico loro, soprattutto ai più giovani, è che quando non si gioca bisogna dare ancora di più perché prima o poi toccherà a te. Ma allora ti devi far trovare al meglio». Una volta i secondi portieri scaldavano la panchina e non si alzavano più. «Invece oggi abbiamo visto anche in serie A che il portiere designato viene sostituito e tutti hanno almeno due potenziali titolari a contendersi il posto. Marco Pissardo è un portiere competitivo che si tiene la porta stretta. Ma Ndiaye che si è visto solo in amichevole, vi assicuro che è un professionista ed è pronto a sfruttare qualsiasi occasione. Anche lui essendo bravo, si guarda in giro sul mercato, ma per giocare. E se qualcuno mi chiamasse per chiedermi referenze, io parlerei solamente bene di Ndiaye. Poi è chiaro che si guardano alle prestazioni, durante la stagione, ma il lavoro oscuro, quello degli allenamenti è ancora più importante».

L’anno scorso non a caso hanno giocato tutti e tre i portieri. Fino a Bonadeo. Ma quali i pregi e i difetti dei tre portieri blucelesti? «Pissardo è un portiere molto reattivo. E comunica molto con la difesa, parla tanto. Ha qualità importanti visto che ha fatto le giovanili dell’Inter. Il difetto? Che gli manca solo qualche centimetro. Ndiaye viene invece dall’Atalanta. Ha uno stile unico nel distendersi. Deve solo essere più comunicativo anche se capisco che non è la sua lingua, l’italiano. Edoardo Ciancio, invece, viene dal Monza dove si era fermato tantissimo. L’abbiamo recuperato in intensità. Gli manca solo di giocare. Magari lo utilizzeremo di più anche in Primavera».

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