Leone, niente chiamata per il Mondiale: «Non capisco, pensavo di meritarla»

L’U.23 di Nibionno davvero amareggiato per la mancata convocazione in azzurro: «Tranne il ct della Nazionale, nessuno nel giro ha ben compreso il motivo dell’esclusione».

«La delusione maggiore è rappresentata dal fatto di non aver goduto della fiducia totale da parte delle federazione. E tranne il commissario tecnico della Nazionale, nessuno nel giro del ciclocross ha ben compreso il motivo per il quale non sono stato convocato per questa imminente edizione dei campionati del mondo». Parole e musica a cura di Samuele Leone, 21 anni, da Nibionno.

Per comprendere meglio il senso della sua uscita occorre probabilmente riavvolgere il nastro. E così faremo.

«Io bene dopo i due mesi “fermo”»

Da oggi a domenica sui tracciati di Hoogerheide (Brabante settentrionale, nei Paesi Bassi) si svolgerà la rassegna iridata e per ciò che concerne gli Under 23 - categoria alla quale appartiene Leone - il ct Daniele Pontoni ha convocato Filippo Agostinacchio (compagno di squadra di Samuele alla Selle Italia Guerciotti) e Davide Toneatti (Astana Qazaqstan Development Team). Stop. Pur avendo la possibilità di chiamare anche altri atleti in aggiunta, non l’ha fatto. E il nibionnese è rimasto escluso.

«A metà novembre mi sono dovuto fermare a causa di problemi fisici, avendo nel frattempo partecipato all’Europeo - spiega -. Mi sono allenato con difficoltà per un paio di mesi per poi ripresentarmi alle gare, giocandomela subito con Dorigoni a Seregno e piazzandomi terzo al campionato italiano a stretto contatto con i primi due classificati, vedendo sfumare il successo solo all’ultima curva; e pure al “Gp mamma e papà Guerciotti” a Cremona sono salito sul podio. Tra l’altro, tra i tanti élite in gara, sono stato il migliore degli Under 23. Insomma, la chiamata in azzurro per il Mondiale credevo di essermela meritata “sul campo”».

«Critico il comportamento»

«Peraltro - puntualizza - sono all’ultimo anno in questa categoria e come la storia insegna, difficilmente a uno nella mia stessa situazione era stata negata la soddisfazione di chiudere il proprio percorso in azzurro. Una sorta di prassi, insomma. Ma il peccato vero è che stavo bene e che in passato ho partecipato a edizione iridate pur con condizioni peggiori di forma».

Samuele, ha altre rimostranze da fare. «Nei due mesi in cui non ho gareggiato, nessuno dalla federazione si è fatto vivo. Men meno che il ct. E questo credo non sia un comportamento che si addice a una figura del genere. E dire che soltanto il weekend precedente il mio fermo ero impegnato proprio con l’Italia. E con quella maglia ho disputato sette corse nel 2022... Chi mi ha chiamato per chiedermi un po’ come andava è stato invece il precedente ct della Nazionale, Fausto Scotti. Arrivo a dire che la convocazione poteva anche non sopraggiungere, ma mi sarei aspettato un comportamento ben diverso nei miei confronti da chi di dovere».

Non è forse che il tipo di tracciato o il “fondo” non le si addice? «Uno dei migliori risultati in Coppa del mondo, il 13° posto, l’ho conseguito proprio lì... Ci fosse stata sabbia sarei stato io il primo a riconoscere che non sarebbe stato il mio terreno, ma così proprio no».

Meglio guardare avanti. «Da qui all’estate alternerò gare di mountain bike a quelle su strada con il team Cicli Manini, anche se il programma è ancor tutto da stilare perché in teoria avrei dovuto essere impegnato un’altra settimana con il ciclocross... Quanto a quest’ultimo, il mio contratto con la Guerciotti scade nel 2024 e il prossimo sarà il mio primo anno tra gli Élite per cui è chiaro che servirà un ulteriore step di rendimento per reggere l’urto con la categoria dei “grandi”».

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