I due volti del Lecco: capolista in casa, decimo in trasferta

Conquistati al Rigamonti 25 dei 39 punti complessivi. Le ragioni alla base di questo doppio passo.

Sì, un punto d’oro a Sesto, in condizioni di “menomazione-formazione” contro una squadra forte. Di “gamba” e tecnica. Certo, peccato per la vetta che “shifta” a -4 e per quelle classifiche che - solo un po’ – inquietano. Soprattutto se raffrontate. Si parli della differenza fra rendimento esterno e interno di questo (bel) Lecco 2022-23, che è quarto in classifica dopo 23 gare, con 39 punti (1,695 punti-gara), a seguito di 11 vittorie, 6 pareggi, 6 sconfitte; 31 gol fatti (1,347 gol-gara); 28 subiti (1,217). Uno score che rende i blucelesti - in particolare sotto la gestione del nocchiero Luciano Foschi - una primissima forza del torneo.

Ma una vena inquietante c’è e si dirama a partire da un dato (super)positivo: nella speciale classifica delle gare interne nel girone i blucelesti sono primi (da soli): in casa, infatti, il Lecco ha giocato 11 gare, conquistando 25 punti (2,272 punti-gara) con 8 vittorie, 1 pareggio, 2 sconfitte; 18 gol fatti (1,636 a gara), 6 subiti (0,545). Roba da sostanzioso primato solitario, che però ripiega sul contrario, quando si parla della speciale classifica del campionato fuori casa.

In quella graduatoria - ormai pure significativa - in 12 gare il Lecco è solo 10° per 14 punti conquistati, (1,166 punti-gara) frutto di 3 vittorie, 5 pareggi, 4 sconfitte; 13 gol fatti (1,08 a partita), 22 subiti (1,833 a gara).

Perché? Ricostruirlo con attendibilità non può prescindere da un dato - logistico - di raffronto: i blucelesti da ormai due stagioni giocano su un sintetico “misto” di nuova generazione. Lo stesso sul quale si allenano sempre i suoi tesserati. Con palle più veloci, una “viscidezza” più accentuata e una tendenza a non affondare che risulta meno rallentante; soprattutto col clima autunno-invernale.

Ma non è certo (solo) per quello che il Lecco vince molto al Rigamonti-Ceppi. C’è un motivo ambientale (giocare nello stadio cittadino per le avversarie è da sempre molto difficile per gli spalti così vicini al campo) e uno psicologico: una squadra che si sta scoprendo forte (al di là di quanto i suoi stessi componenti pensavano), non sempre mostra la “cattiveria” giusta nel chiudere le partite. L’ultimo aspetto su cui davvero Foschi deve continuare a migliorare i suoi.

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