De Paola: «La società decida
cosa vorrà fare da grande»

Intervista con l’allenatore dei blucelesti: «Siamo a maggio e non si sa nulla: restare per tentare la sorte, non è da me».

Luciano De Paola il giorno dopo. Anzi due giorni dopo. Il playoff fallito, lo agita ancora. La sconfitta contro l’undicesima in classifica fa male.

Domenica, dopo la partita, se n’è andato tra gli applausi. Ma come? Dopo uno 0-2 in casa in un derby? Dopo aver fallito la prima degli spareggi? Sì, invece.

Perché De Paola ha difeso un concetto: questa squadra con lui ha fatto un mezzo miracolo nella stagione regolare. E poi, innegabilmente, ha sbagliato i playoff. Anzi, ha “lisciato” il pallone sul più bello, ovvero a tre giornate dal termine.

Bastava un punto per arrivare a giocare il 4 maggio, oggi, e non domenica scorsa. Ma il Lecco si era oramai dissolto. Sciolto come neve al sole dopo aver tirato la carretta così a lungo e così intensamente. L’ultimo sussulto, che ha illuso tutti, a Bolzano. Poi il crollo. Pesante, ma, forse inevitabile. Abbiamo intervistato il tecnico calabrese su questo e molto altro.

Siamo partiti da quella che era la domanda che tutti i tifosi vorrebbero porre: mister De Paola lei rimarrà?

Ha una domanda di riserva? Io rimarrei alla grandissima. Qui c’è da fare un progetto importante. Ma non si sa ancora quale sarà il domani… Sono stato qui sei anni fa e ho vinto i playoff di serie D. Nel 2022 ho preso una squadra malata e l’ho portata alla guarigione. Penso che il mio lavoro sia stato positivo. Voglio rimanere. Ma con il direttore, anche... Perché rimanere per tentare la sorte, non è da me. Il lavoro che abbiamo fatto è importante, ma ora la società deve decidere cosa farà da grande… Siamo a maggio e non si sa nulla...

Facciamo un passo indietro. Dato per scontato il grande campionato disputato, è ancora convinto che non si potesse fare di più domenica scorsa?

Io ho detto quelle cose, nel dopo partita, perché ci siamo resi autori di una rincorsa bellissima ma è normale che siamo arrivati “cotti”. Ganz per esempio era stanchissimo, ma prima aveva fatto cose che nessuno avrebbe fatto al posto suo. E la realtà, il campo, ha sempre detto che avevo solo due giocatori in grado di segnare con buona probabilità: Giudici e Ganz. La scelta di mettere il 3-5-2 e qualche vecchio in più nei playoff era per gestire meglio la partita. Ma purtroppo abbiamo preso un gol stupido e tutto è diventato difficilissimo.

Perché il Lecco ha cominciato a perdere sul più bello?

Perché i ragazzi hanno staccato la spina. La Pro Patria ha avuto problemi dopo il cambio di allenatore, ma poi è andata sempre crescendo. Per cui è arrivata sulle ali dell’entusiasmo al finale, mentre per noi che siamo sempre stati lì negli ultimi tempi, nei primi posti, si sapeva potesse capitare… Non doveva accadere, questo sì. Non siamo riusciti a cambiare il trend, ma quanto fatto da questa squadra è stato incredibile. Lo riaffermo con forza.

Ma non si poteva vincere lo stesso? Anche con tutte le difficoltà del momento?

Se avessimo giocato altri dieci giorni, non avremmo mai segnato. Noi fino a quando Ganz leggeva le giocate e andava ad attaccare le palla, segnavamo. Su quei due palloni rinviati male dal portiere, Ganz di sicuro prima ci sarebbe arrivato… Ma non so cosa avremmo potuto fare di più, soprattutto prendendo gol in quel modo.

Non mancava qualità? Perché inserire Buso nella ripresa e non dall’inizio? E Vasic? Morosini?

Buso? L’avete visto nelle scorse partite. Non ce le faceva più. E Vasic a Sesto che poi ho dovuto sostituire? Anche Morosini con la Pro Sesto non l’ha vista mai… Non avevo scelte. I ragazzi erano ormai spenti. Non tiriamo in porta da quattro partite, o quasi. Abbiamo messo un centrocampo con Purro che ha buttato venti palloni in mezzo: chi è andato a chiudere? Quante volte siamo andati in area? Non ne avevamo più. Punto. Noi abbiamo lavorato per questa partita. Io ho cercato di mollarli quelle tre settimane in cui abbiamo fatto male, mentre in quest’ultima li ho presi “per gli attributi”. Ma quando un giocatore “stacca” è difficile riprendere.

Chi ha fatto l’impresa che vi ha portati al sesto posto? Lei o i giocatori?

Non io. Il miracolo l’hanno fatto loro, i ragazzi. Quando è andato via Iocolano c’era gente che pensava che saremmo retrocessi. La gente che si intende di calcio lo sa che questa squadra ha fatto un miracolo. E sa perché?

Dica.

Perché non è la stessa della scorsa stagione. Noi con il mercato che abbiamo svolto a gennaio, abbiamo dovuto sempre giocare con i giovani. Mentre con D’Agostino avevate giocato sempre con i vecchi. Io ho perso Galli, Iocolano, Mastroianni, Tordini, Zambataro, e poi Giudici e Nesta… E Zambataro l’ho messo perché ci credevo.

In che senso?

Credevo che, se avessimo pareggiato, la volta dopo l’avrei potuto far giocare. Vedevo anch’io che faceva fatica. E la stessa cosa l’ho pensata per Buso che in settimana, come Vasic, ha fatto fatica. Non è un caso se non ho mai schierato la stessa formazione nelle ultime gare… Fino a quando usciva Giudici ed entrava Nesta, usciva Buso ed entrava Vasic, e Ganz faceva gol, la macchina era perfetta. Certo avessimo preso una punta forte a gennaio, la musica sarebbe stata diversa. Ma non bisognava spendere… E non sto parlando male di Nepi e Petrovic, che hanno dato l’anima, ma sono giovani e devono crescere.

Crede ancora nel “progetto Lecco”?

Sì se ci fossero contratti a lunga scadenza. Noi non li abbiamo. Domani non sappiamo cosa succederà. Le parole del direttore sono parole importanti, sulla progettualità dei giovani, ma non ci sono ancora le basi. Devi fare il contratto per tre anni a un direttore sportivo. E almeno due all’allenatore… E prendere giovani buoni e a lunga scadenza. Non penso che sia facile farlo, ma se vuoi davvero un progetto sui giovani devi fare così.

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