Se non gioca “sopra ritmo”
il Lecco è squadra anonima

Nella sconfitta di ieri a Verona, blucelesti lenti nel ripartire, senza incisività davanti e senza mordente dietro.

Questa volta il Lecco ha smesso di fare quello che gli era valso una rimonta in classifica che aveva dell’eccezionale. Ha smesso, cioè, di fare la squadra operaia. E questo Lecco che è fondamentalmente privo di fenomeni calcistici, se si mette a giochicchiare, non può che fare una brutta fine.

Giocare “sopra ritmo” doveva essere il mantra dei blucelesti, prima della trasferta di Verona, mentre i blucelesti hanno giocato sempre sotto il ritmo della Virtus Verona e questo è costata loro la partita.

Un Lecco lento nel ripartire, senza incisività davanti, senza mordente dietro. Ha ragione De Paola nel non drammatizzare, ma forse questa partita serve proprio per chiarire le idee a tutti: finché la squadra di De Paola gioca alla De Paola, alla corsara, allora può levarsi tante soddisfazioni. Ma se corre meno dell’avversario, se fa passaggi in orizzontale e non sfonda sulle fasce, allora diventa una squadra battibile.

Una colpa, però, il tecnico calabrese ce l’ha: non ha saputo inventare alternative al gioco sulle fasce. Gli era già capitato: quando gli chiudono il gioco sulle ali, il Lecco diventa senza grande costrutto offensivo. Diventa una squadra che fa fatica a tirare in porta.

E Italeng, Petrovic e Nepi, tre “marcantoni”, non ne prendono una di testa, neanche sui rinvii del portiere Pissardo. Bisogna incattivirsi di più nel cercare il pallone in acrobazia e aiutare i compagni quando non ci sono altre alternative di gioco che buttarla in mezzo.

Altrimenti bisogna sempre sperare che Giudici e Buso, oltre a Vasic e Nesta (quando gioca da ala), facciano la partitona…

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