Lecco, la salvezza
è ancora da conquistare

I blucelesti fanno sempre un pensierino ai playoff, ma attenzione perché i playout non sono distanti. Nelle prossime 19 gare sono necessari almeno 18-20 punti per non ritrovarsi invischiati nella lotta retrocessione.

Mercato improntato al risparmio? Anche no: a conti fatti c’è una salvezza ancora tutta da conquistare. Considerarlo non è una semplice provocazione. Intanto il punto della situazione: Lecco nominalmente al nono posto con 24 punti conquistati in 19 gare (1,26 punti-gara); a soli 9 punti da un prestigioso quinto posto (Triestina, 19 gare; 33 punti), ma anche a soli 3 punti (però con una gara in meno) dal quintultimo posto che vuol dire playout. Posizione ora occupata da Pro Patria e Mantova, appaiate a 21 punti in 20 partite (1,05 punti-gara). Ergo: zona retrocessione vicinissima.

Sin qui le statistiche relative al campionato in corso. Poi il calcolo approssimativo di una ipotetica quota- salvezza: la stagione passata per salvarsi senza spareggi-retrocessione, fu utile avere tre squadre-materasso (Livorno ultimo a 29; Pistoiese e Lucchese ferme a 31) che aprirono una voragine con la quartultima (la Pro Sesto, 43).

Ben al di sopra di quegli 8 punti minimi (fra terzultima e quartultima) necessari da regolamento alla disputa degli spareggi. Allo stato attuale sono solo 9 le lunghezze che dividono la Giana Erminio, ultima, dal Lecco (appunto: la stessa distanza fra Lecco e Triestina quinta). Non solo: il fatto che in un fazzoletto di 6 punti fra l’ultima e la 15 a (Mantova), ci siano ben 6 squadre lascia presagire un arrivo in volata nella lotta per non retrocedere. Ergo i playout molto probabilmente ci saranno eccome. La quota minima per evitarli? Potrebbe aggirarsi fra i 44-42 punti. Quindi ai blucelesti, nelle prossime 19 gare, sono necessari almeno 18-20 punti (approssimativamente un punto a gara di media). Pochi per il (ritemprato Lecco pre-natalizio), molti per una squadra evirata dei suoi punti di riferimento sulla tre-quarti (come Iocolano, che da solo attira una difesa avversaria intera).

Ecco perché la cessione di Mastroianni, accoppiata all’arrivo di uno fra (i pur dotati) Bianchimano e Plescia - nel caso della cessione della mezzapunta brianzola - risulterebbero movimenti complessivamente “a indebolirsi”. Anche solo in ottica salvezza. D’altra parte la storia della serie C vanta parabole (in negativo) da far tremare i polsi.

Una su tutte, con il Lecco protagonista: quella del Padova (del ’98-’99): favorito per la corsa alla B, dopo un campionato disastroso, perse a tavolino contro il Varese (aveva vinto sul campo) dopo un cambio mal orchestrato dal team manager Oliviero Garlini e dall’allenatore Adriano Fedele (levarono un under allora obbligatorio in campo - il futuro campione del mondo Simone Barone - per inserire un “senior”). Quei 3 punti persi con i lombardi (poi appaiati a 40 punti) costarono ai veneti il quintultimo posto. E il Lecco, penultimo 13 punti più sotto, li beffò all’Euganeo nei playout (0-1 il 6 giugno del 1999).

Allo stato attuale, insomma, va bene aver ceduto uno spento Mastroianni, per inserire uno fra Bianchimano e Plescia (peraltro entrambi in arrivo da mezze stagioni negative), ma attenzione a dare per scontata la forza di una squadra che - semmai - avrebbe bisogno di acquisire personalità (e leader), non di cederli.

Insomma, la (probabile) cessione di uno Iocolano (e con esso del suo restante ingaggio fino a giugno, per circa 60mila euro), potrebbe mettere a rischio valori (e impegni economici già profusi) per milioni.

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