Stefano e Claudio, uomini di ferro
Che forza al Mondiale delle Hawaii

Anche due lecchesi tra gli atleti al traguardo del massacrante Ironman a Kona Prandini: «Non sempre la testa dà gli impulsi giusti al corpo». Oriana: «Allenamento esagerato».

Partecipare a un Mondiale Ironman a Kona, nelle isole Hawaii, è un’esperienza sportiva, e non solo, indimenticabile per chiunque. Tra gli atleti che lo scorso fine settimana hanno tagliato l’ambito traguardo ci sono anche due lecchesi, Claudio Oriana, classe ’75 di Pescate della Tri Peak, e Stefano Prandini, malgratese del Krono Lario Team. 3,8 km a nuoto, 180 in bicicletta e infine un’intera maratona di 42,195 a piedi che i due hanno completato in 9h36’19” nel caso di Prandini e 10h26121” per quanto riguarda Oriana.

«La gara è andata così così - racconta Claudio - mi aspettavo sicuramente una prestazione migliore, ma da tre settimane soffrivo di un problema muscolare che speravo si risolvesse. Ho cercato di riposare i giorni prima della gara, ma non è bastato».

«La mia sesta volta, non da tutti»

Una gara già complicata di suo, basta guardare le distanze da coprire, e che il campione lecchese ha dovuto affrontare con questa problematica in più. «In bici e di corsa mi sono sentito parecchio limitato e ho dovuto correre cercando di non strafare per sentire meno dolore. Sono comunque riuscito a completare il mio sesto Mondiale Ironman, una cosa non da tutti, e ne sono quindi orgoglioso, anche se c’è il rammarico che questa sesta volta sia quella che mi lascia più l’amaro in bocca».

Soddisfatto della sua prova Prandini: «Sono contento, ho iniziato con una frazione a nuoto riuscendo a stare sotto l’ora, che per me, senza muta è un buon tempo. L’ho gestita con estrema tranquillità e questo mi ha permesso di uscire dall’acqua e iniziare la seconda frazione bello carico, riuscendo a tenere un ritmo come in allenamento».

Frazione ciclistica che procura però una penalità a Stefano: «Fino al 130° km tutto bene, poi mi sono prendo 5’ di stop per essermi avvicinato troppo all’atleta che mi precedeva durante un sorpasso in salita. Giusto così, però in quella sosta ho perso il ritmo e anche la parte a piedi ne ha risentito, ma comunque tagliato il traguardo con soddisfazione».

Gara massacrante, anche per le calde condizioni climatiche, da preparare nei minimi dettagli per evitare di incorrere in brutte sorprese: «Preparavo questa gara da nove mesi - rivela Oriana -, con la parentesi della prova in Texas di aprile che valeva come qualifica. Negli ultimi tre mesi mi sono allenato molto intensamente e forse ho esagerato». Un vero e proprio specialista della distanza Ironman, con l’ambizione di tornare nuovamente a Kona? «Adesso voglio dare spazio alla mia nuova professione di coach e spazio agli atleti che alleno. Poi a mente fredda deciderò se ritornare in gara per raccogliere quello che non sono riuscito a fare quest’anno».

«Mia moglie e le parole giuste»

Tanta fatica in vista del grande giorno anche per Prandini: «Ho iniziato a preparare il Mondiale a luglio, cambiando leggermente preparazione rispetto alla gara di qualificazione in Francia, con meno blocchi di carico tra le settimane di scarico. Una gara del genere si prepara come le altre su questa distanza, teoricamente con molta carica in più, teoricamente perché non sempre la testa, che è fondamentale, dà gli impulsi giusti al corpo».

E per fare bene è importante anche la giusta compagnia: «Mi ha accompagnato come sempre mia moglie Caterina, la quale sopporta molto bene le mie insicurezze pregara, sa sempre trovare le parole giuste. Grazie a lei e anche alla mia società Krono Lario Team».

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