«Non paga? Staccate il riscaldamento»

Il caro bollette Bandini (Anaci): «In una recente assemblea i condomini hanno rifiutato di accollarsi il debito». Negli ultimi anni in Lombardia le palazzine con impianti centralizzati sono aumentate in modo importante

La morosità è ancora sotto controllo, nonostante gli ultimi rincari annunciati da Arera parlino di bollette più pesanti del 74%; ma lo spirito di condivisione e corresponsabilità che ha caratterizzato le comunità condominiali nei decenni scorsi sta progressivamente venendo meno a causa delle difficoltà economiche che stanno investendo la popolazione. E quando una delle famiglie non riesce più a pagare le bollette sono sempre più numerose quelle che, invece di farsi carico pro quota dell’importo da pagare, decidono di arroccarsi nella difesa del proprio “fortino”, ragionando su “forme alternative” di riscaldamento autonomo.

C’è preoccupazione

«E’ una tendenza preoccupante, che stiamo rilevando in modo sempre più diffuso – ci ha spiegato il presidente di Anaci Lecco, Marco Bandini, riferimento provinciale degli amministratori di condominio – e che ho riscontrato anche in un’assemblea svolta qualche giorno fa. In un contesto di una dozzina di appartamenti, ho esposto questa singola situazione di morosità discutendo il conto preventivo. Qualcuno dei presenti ha chiarito subito l’intenzione di non sobbarcarsi la spesa del gas anche per questo nucleo e a nulla è valso ricordare il criterio di solidarietà nei condomini, per cui se uno non paga devono pagare gli altri. Anche perché il rischio è che venga sigillato il contatore e che il distacco avvenga per tutti gli appartamenti. La posizione non è cambiata: hanno affermato che nel caso provvederanno autonomamente, ricorrendo a termoconvettori e stufe a pellet per riscaldarsi in altro modo».

Un problema, questo, che rischia di moltiplicarsi, perché, come ha ricordato Bandini, «Regione Lombardia anni fa ha varato una legge che non consente più di creare stabili con riscaldamento autonomo: serve una centrale termica unica dotata poi di termovalvole e contabilizzatori del calore. Quindi negli ultimi decenni le palazzine con riscaldamento centralizzato sono aumentate in modo consistente».

L’idea di comunità dei condomini, dunque, è messa a dura prova e si fa strada in molti cittadini l’intenzione di fare da sé, scaricando l’inquilino moroso operando anche fisicamente un distacco dalla centrale termica che serve il condominio. «Non è un’operazione di poco conto, comunque – aggiunge il presidente Anaci -: intercettare la mandata per scollegare la singola utenza richiede un intervento tecnico che nel complesso richiede diverse migliaia di euro. Certo, gli amministratori, in collaborazione con la Magistratura, hanno tutti gli strumenti per intervenire anche eventualmente in questo senso, posto che sia una strada tecnicamente percorribile, ma bisogna anche comprendere se economicamente ne valga la pena. Perché un debito di qualche centinaio di euro non giustificherebbe una spesa di quel livello».

Aria pesante

Secondo Bandini, però, il problema non è tanto questo, quando la piega psicologica indotta dalla crisi energetica in un numero sempre crescente di cittadini. «La questione non è colpire il moroso, interrompere il servizio o compiere atti giudiziari per recuperare il credito. Questo, quando è stato necessario, è sempre stato fatto. Il nodo è che adesso non si ragiona più in termini di collettività, perché il condominio è una piccola comunità. Adesso, con gli ultimi incrementi che hanno toccato l’80%, si pensa solo a salvare se stessi».

Di soluzioni, nel breve periodo, non ce ne sono. «Il Superbonus è la risposta migliore, perché la riqualificazione energetica è la strada da seguire per risparmiare sul consumo. Al momento, comunque, la situazione è sotto controllo, ma non siamo tranquilli: le bollette di dicembre, gennaio e febbraio preoccupano non poco».

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