Morì in moto a Varenna
Un agente lo scagiona

La testimonianza fornita ieri in Tribunale a Lecco proverebbe che è stato l’imputato a saltare corsia

Sulla dinamica dell’incidente che, la mattina del 16 aprile di tre anni fa, giorno di Pasqua, è costato la vita a Massimo Pozzi, motociclista di 45 anni residente a Inverigo, continuano a permanere dubbi. Se infatti, nella scorsa udienza, l’unico testimone oculare della tragedia aveva raccontato sarebbe stata la vittima, a bordo di una Ducati, a invadere l’opposta corsia di marcia, andando a impattare frontalmente contro la moto Bmw guidata da Luca Miano, 65 anni, lecchese, a processo in Tribunale davanti al giudice Giulia Barazzetta per l’ipotesi di reato di omicidio stradale (è difeso dagli avvocati Anita Discacciati e Stefano Pelizzari), ieri l’ispettore della Polizia stradale di Lecco Pietro Matteo De Angelis ha detto l’opposto. Ossia che, a suo giudizio, sarebbe stata la Bmw a invadere, anche se di poco, l’opposta corsia di marcia mentre stava sopraggiungendo Pozzi. Ieri mattina in Tribunale a Lecco, davanti al giudice Barazzetta, era attesa anche la testimonianza dei consulenti di parte, quella dell’accusa e quello della difesa, esame che è stato rinviato al 2 febbraio del prossimo anno per l’indisponibilità a partecipare all’udienza del perito della Procura per un grave problema personale emerso nelle ultime ore. Così, ieri è stato ascoltato in aula solo l’ispettore della Polizia stradale, che ha raccontato degli accertamenti svolti quella mattina, quando arrivò sul luogo della tragedia (la provinciale 72, a Varenna). A suo giudizio sarebbe stato l’imputato a invadere l’opposta corsia di marcia mentre stava sopraggiungendo la vittima, mentre il testimone oculare che aveva deposto nell’ultima udienza aveva raccontato l’opposto. Determinante a questo punto la ricostruzione dei consulenti di parte, che testimonieranno il prossimo anno.

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