Migranti, ultimatum per i sindaci

L’emergenza L’ennesima richiesta del prefetto per recuperare 400 posti è rimasta senza alcuna risposta. Ora Pomponio incontrerà tutti gli amministratori. Un ultimo tentativo per evitare di dover usare i container

Sindaci convocati per evitare soluzioni d’emergenza. La Prefettura incontrerà i primi cittadini lecchesi allo scopo di individuare ulteriori strutture per l’accoglienza migranti. Si tratta di un nuovo tentativo per giungere a scelte condivise e partecipate che possano evitare di dover allestire, nel giro di qualche settimana, centri di grandi dimensioni come in passato era stato il Ferrhotel a Lecco (oggi in vendita e comunque non più utilizzabile se non in presenza di importanti lavori di sistemazione) oppure campi costituiti da moduli abitativi come fu fra il 2015 e il 2017 al Bione per oltre 300 migranti.

Ultima spiaggia

Una soluzione, quest’ultima, che la Prefettura vorrebbe scongiurare prendendola in considerazione soltanto una volta vagliate tutte le altre possibilità, ma che resta inevitabilmente sul tavolo a fronte di una duplice condizione: la continua crescita dei richiedenti asilo assegnati dal Ministero alla nostra provincia e il fatto che negli ultimi due anni non si sia riusciti a individuare ulteriori strutture rispetto a quelle già attive oggi sul territorio.

A fronte di questa situazione, infatti, i bandi e le manifestazione di interesse avviate nell’ultimo biennio sono andati tutti deserti. Per questa ragione il prefetto Sergio Pomponio nel mese di aprile aveva avviato una duplice strategia: da una parte una lettera inviata ai sindaci lecchesi, chiedendo loro di segnalare possibili alloggi e strutture pubbliche libere, immediatamente disponibili e che non necessitavano di particolari interventi per essere dedicate all’accoglienza; dall’altra parte due nuove manifestazioni di interesse per reperire ulteriori 400 posti da inserire nel circuito dell’accoglienza, per la metà in appartamenti e per la metà in centri della capienza massima di una cinquantina di posti.

I termini si sono chiusi nella giornata di venerdì e fino a poche ore prima della scadenza non erano ancora giunte candidature. Anche dai primi cittadini non sarebbero arrivare risposte positive: avrebbero sostanzialmente tutti confermato di non avere strutture pronte per essere messe a disposizione.

Parallelamente il Prefetto ha anche organizzato una serie di riunioni con i presidenti degli ambiti lecchesi, cioè con i rappresentanti dei sindaci, per cercare di trovare ulteriori possibili soluzioni. I primi cittadini hanno continuato a ribadire la necessità di una cabina di regia condivisa e di una valorizzazione del modello di accoglienza diffusa sperimentato nel lecchese, riuscendo a individuare una cinquantina di posti, liberati attraverso lo spostamento di cittadini ucraini dai Cas ad altre strutture e attraverso l’attivazione degli ultimi posti Sai (accoglienza di secondo livello) già autorizzati per la nostra provincia (in totale sono 150).

Le difficoltà

Una strategia che a oggi sembra non aver dato i frutti sperati, o almeno non in misura tale da permettere al territorio di organizzare un’accoglienza diffusa anche in presenza di numeri che si stima cresceranno in maniera sensibile nelle prossime settimane.

Per questa ragione il prefetto Pomponio intende parlare direttamente con tutti i sindaci lecchesi per fare il punto. Lunedì e martedì della prossima settimana incontrerà i primi cittadini della zona di Lecco e della zona di Merate, nei giorni a seguire anche quelli dell’ambito di Bellano, quindi Lago e Valsassina.

La convocazione formale partirà dopodomani, a firma congiunta con i presidenti degli ambiti. L’obiettivo è condividere la situazione, ribadendo la necessità di reperire strutture. Il messaggio sarà chiaro: con la collaborazione di tutti sarà possibile evitare che qualche Comune debba ospitare soluzioni d’emergenza come centri di grandi dimensioni.

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