L’elicottero caduto: è di Abbadia il ragazzo ferito

L’indagine Il giovane, di 17 anni, è fuori pericolo e sarà presto interrogato dal magistrato inquirente

Omicidio colposo, lesioni colpose, disastro aviatorio colposo. Sono le ipotesi di reato formulate nel procedimento penale contro ignoti, aperto ieri in Procura a Sondrio in seguito all’incidente aereo di mercoledì, ad Albosaggia. Procedimento in capo a Piero Basilone, procuratore della Repubblica di Sondrio e al sostituto Stefano Latorre.

Gli stessi che, ieri a mezzogiorno, hanno preso parte al sopralluogo di due ore nel luogo della tragedia, in via Piavanini, al Torchione di Albosaggia, assieme al maggiore Nicola Saverio Leone, comandante della Compagnia dei carabinieri di Sondrio, e al funzionario, proveniente dalla sede di Milano, dell’Agenzia nazionale della sicurezza del volo (Ansv).

Sopralluogo

Sopralluogo durato due ore e teso a far luce sulle cause dell’incidente costato la vita al pilota Giovanni Murari, 60 anni, e nel quale è rimasto ferito il passeggero, 17 anni, in prognosi riservata ma non in pericolo di vita. Di lui per il momento trapela poco: di sicuro è un ragazzo di Abbadia Lariana; non corre pericolo di vita e sarà presto interrogato dal magistrato. Non confermata la voce che sull’elicottero, prima di lui, fosse salito anche il fratello.

I carabinieri forestali e i vigili del fuoco del distaccamento di Sondrio si sono intrattenuti per parecchie ore, nella notte di mercoledì, per illuminare il campo ai tecnici Terna preposti alla riparazione del cavo di guardia dell’alta tensione tranciato di netto dall’elicottero piombato al suolo.

Il Robinson R22 Beta, piccolo biposto, è di proprietà del pilota Giovanni Murari, 60 anni, originario di Pessana (Verona), con casa a Capriate San Gervasio (Bergamo), due figli e una lunga esperienza nel pilotaggio di elicotteri, essendo da più di 30 anni istruttore di volo. Dal giugno del 2014 era in forza alla ditta Eurotech Helicopters di Caiolo.

Era lui alla cloche quando, alle 18.17 di mercoledì, si è verificato l’impatto fatale, mentre al suo fianco sedeva il 17enne di Abbadia. Non era, insomma, un volo di istruzione, ma un volo turistico finito in tragedia. Preceduto da altri, analoghi, viaggi, compiuti con ragazzi desiderosi di vedere le montagne dall’alto tra i quali appunto, forse anche il fratello del ferito.

Gli inquirenti fanno molto affidamento sulla testimonianza che potrà rendere, si spera quanto prima, il ragazzo che volava sul mezzo. Dal suo racconto si confida possano meglio delinearsi i contorni della tragedia che, davvero per poco, non ha rischiato di coinvolgere anche i residenti nella zona, molti dei quali in quel momento si trovavano all’aperto.

Secondo quanto è stato possibile ricostruire, Murari, probabilmente in difficoltà col velivolo, ha impostato una manovra di emergenza per portarlo a terra in sicurezza, ma ha intercettato il cavo di guardia della corrente (non quello dell’alta tensione, ma quello, per così dire, di riserva, tant’è che la corrente non si è mai interrotta) e non c’è più stato nulla da fare: il piccolo elicottero è divenuto ingovernabile ed è piombato a terra in pochi secondi.

Tutto possibile

Per gli inquirenti, tuttavia, in questa fase è prematura ogni ricostruzione dell’accaduto. «Sono tanti gli aspetti da considerare - osserva il maggiore Nicola Saverio Leone - prima di trarre conclusioni. Al momento stiamo lavorando a tutto campo,senza scartare alcuna ipotesi. Un malore del conducente, un errore umano, un’avaria all’elicottero, sono tutti aspetti da verificare attentamente e, certo, d’aiuto ci sarà anche la scatola nera del velivolo». Scatola nera che, a sua volta, potrebbe fornire informazioni importanti.

Ieri l’area delimitata teatro dell’incidente e anche quelle circostanti sono state passate al setaccio dagli inquirenti, con il contributo del tecnico dell’Agenzia della sicurezza del volo, per cercare di capire meglio cosa possa essere successo durante la fase di atterraggio d’emergenza in autorotazione.

Alcune persone del posto che erano fuori casa, poco distanti dal luogo dell’incidente, hanno raccontato, a caldo, di aver visto il mezzo avvicinarsi dalla Valmalenco e procedere in modo incerto, un po’ inclinato, come se, di fatto, l’elicottero avesse qualche problema già prima di urtare il cavo.

«Ero alla fontana e ho sentito due colpi, come degli scoppiettii - dice una signora che abita a 200 metri dal luogo dell’incidente - e, poco dopo, un altro colpo. Ho alzato lo sguardo e ho visto questo elicottero che urtava i cavi e finiva a terra. Terribile».

Proprio per non lasciare nulla di intentato, inevitabile sarà sottoporre la salma dello sfortunato pilota ad autopsia.

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