
La prima scommessa è quella dell’affluenza. Convincere i lecchesi che domenica prossima si giocherà una partita importante per il futuro prossimo della città e che vale la pena di andare a votare rinunciando al weekend in spiaggia. Con l’aria che tira nel Paese, e dopo una campagna elettorale cittadina lunga quanto annoiata, il risultato non è scontato. Lo sanno benissimo anche le forze politiche, che nelle ultime settimane hanno fatto carte false per avere qui in riva al Lario i big della politica nazionale e che stanno moltiplicando gli sforzi per i pochi giorni che ci separano dal voto.
Eppure sì, bisogna votare. Dare un segnale forte di partecipazione. In un’elezione che arriva mentre Lecco vede messa fortemente in discussione la propria identità di capoluogo, mentre il territorio perde pezzi. Una Provincia ridotta a simulacro, una Prefettura che non si capisce che fine farà, una Camera di Commercio che con la riforma dietro l’angolo non sa quale sarà il suo destino. Sì, quella Camera di Commercio dove la presidenza verrà decisa probabilmente nel segreto dell’urna all’ultimo voto, mentre aleggia il fantasma della sentenza del Tar della Calabria che – se applicata anche a Lecco, di questo discutono gli esperti, su questo si accapigliano le lobby – renderebbe di fatto ineleggibile il presidente uscente Vico Valassi, che ha già accumulato un bel numero di lustri alla guida dell’ente. Chi dice che bisogna voltare pagina e far girare aria nuova con Giovanni Maggi, chi replica che solo una vecchia volpe come Valassi potrebbe evitare che la piccola Camera lecchese faccia la fine del vaso di coccio tra vasi di ferro.
Ma la prima partita da giocare è quella del Comune. Cosa hanno da dire i cittadini lecchesi? Credono a un’idea di futuro che vada oltre il mero tirare a campare? Capiscono che questa sarà sempre meno una città di fabbriche – benedette, per carità, quelle che resistono e quelle che scommettono sull’innovazione e prosperano – e che deve pur guardare anche a un turismo oggi eterna Cenerentola?
La crisi l’hanno sentita sulla pelle tante famiglie. Molte continuano a patirla e stringono i denti. Un sindaco non ha poteri taumaturgici e chi dice il contrario fa solo propaganda (anche se in amore, in guerra e in campagna elettorale tutto è permesso). Ma certo chi guiderà il capoluogo nei prossimi cinque anni – vecchio o nuovo che sia – dovrà alzare la voce e farsi sentire. Consapevole che i soldi sono sempre meno e che ci vorranno dosi da cavallo di orgoglio, intelligenza e fantasia per risollevare la città.
Mercoledì sera al Teatro della Società il quotidiano “La Provincia di Lecco” metterà a confronto chi vuole diventare sindaco. Con noi ci saranno anche le cinque principali associazioni degli imprenditori, che sul futuro primo cittadino – così come su altre partite – non hanno una posizione comune; averle tutte al nostro fianco è motivo di orgoglio.
Sarà una sfida trasparente e senza reti di protezione, alla quale invitiamo i cittadini lecchesi. Guardiamo in faccia i cinque candidati un’ultima volta, prima di decidere. Ascoltiamoli. Sentiamo le loro risposte. E poi, magari sorridendo mentre cantiamo una vecchia canzone di Giorgio Gaber, prepariamoci a votare. Bisogna vincere anche la noia.
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