Vince Mattarella
Ma anche Salvini

I veri geni della lampada sono stati i padri costituenti. Avevano già capito tutto più di 70 anni fa quando inserirono nei poteri del presidente della Repubblica quella bombetta a orologeria che è passata indenne e tutt’altro che disinnescata dalla Prima alla Terza Repubblica per ora ancora in fase di concepimento. Uno dei vincitori della brutta partita che si è giocata dal 4 marzo ad oggi è lui, Sergio Mattarella, una vita nella sinistra Dc, gente tosta che è transitata senza particolari patemi nelle due Repubbliche precedenti, ha acceso la miccia della bombetta. Ed è bastata a scompaginare le truppe dei due generali Di Maio e Salvini e soprattutto del colonnello Conte, uno che, pover’uomo, i gradi li aveva trovati nelle patatine. Il capo dello Stato, in pochi minuti di discorso, ha levato tutte le foglie di fico di questo governo impossibile e, come fece De Gaulle ai tempi del ’68 ha decretato la fine della ricreazione. Peccato che queste marachelle ci siano costate una cifra. Ma Mattarella, la sua bombetta che i costituenti hanno costruito e lui ha ereditato dai suoi predecessori, l’ha potuta innescare sola ora. Perché altrimenti sarebbe stato un ordigno da Repubblica presidenziale quale noi non siamo.

La ricreazione è finita, ma purtroppo sarà improbabile far rientrare in classe i nostri politici, un’accozzaglia di somari a cui, purtroppo, non resta che fare ripetere l’anno di una legislatura soffocata in culla dalla maldestra improvvisazione dei Cinque Stelle e dall’astuzia da scarpe grosse e cervello fino di Matteo Salvini. Un’astuzia non contadina, ma da politique d’abord coniugata con i tempi che stiamo vivendo. Il capo leghista ha usato con un cinismo degno del miglior Togliatti (attendiamo il tuono dal cielo per il blasfemo paragone), si è aggrappato all’ottuagenario e in fondo innocuo Savona per dare modo a Mattarella di far saltare il banco e portare il paese a quelle elezioni bis che, Berlusconi candidabile permettendo, dovrebero sancire il successo del centrodestra a guida salviniana.

Sarebbe bastato leggere con cura il contratto di governo per capire che questa compagnia di giro in cui si scecheravano elementi di estrema destra e sinistra radicale, non avrebbe avuto un destino al di fuori delle osterie. Salvini continua a recitare la sua parte in commedia (o in tragedia) ma non è così sprovveduto da capire che questo governo non sarebbe mai nato perché altrimenti avrebbe visto la luce il 5 marzo. I voti c’erano tutti, allora come oggi. Adesso il vero Armageddon, la sfida in cui uno solo resterà in piedi, sarà proprio tra Mattarella e Salvini. E sarebbe il caso di combattere con le armi della politica, non con le grottesche richieste di impeachment conto terzi come sembra stia avvenendo.

La campagna elettorale sarà un incubo se i partiti non faranno professione di responsabilità e pensassero, per una volta, al bene del paese. Ma visti gli attori in campo sarà dura vedere un copione diverso. Eppure basterebbe proprio pensare ai padri costituenti a cui si è fatto cenno all’inizio dei questo articolo. In un’Italia a tocchi riuscirono a costruire un’architettura costituzionale e istituzionale che regge ancora oggi e frena deriva sudamericane.

Erano, purtroppo, uomini di altra tempra e cultura politica. Ma hai visto mai che qualcuno sia illuminato anche oggi? Perché basterebbe pensare che adesso o si rifà l’Italia o si muore.

@angelini_f

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