Di crisi o di immigrazione si parla spesso, ma quando a farlo è Zygmunt Bauman, il più importante sociologo del nostro tempo, a cui si deve la folgorante definizione di “modernità liquida”, non c’è che da ascoltare affascinati.
Se poi l’incontro è in presa diretta e ha come contesto il Teatro della Società, gremito come non mai, anche di giovani, si può essere fieri della nostra città e grati a “Leggermente” per averci offerto questa irripetibile occasione. La nostra kermesse dei libri non è solo un evento che si ripete con crescente successo, un format che non pochi ci invidiano. “Leggermente” è sempre più un elemento fondante di quella nuova identità (non a caso il tema quest’anno della manifestazione) e di quell’autoconsapevolezza di cui Lecco ha oggi assoluto bisogno. Se un viaggiatore come Paolo Rumiz, dopo aver trasformato per magia di parola la platea all’Auditorium del Campus in un’isola-faro, vivida come “Il Ciclope” della sua ultima avventura, si congeda da noi dicendo: “Il cielo di Lecco mi resta nel cuore”, non possiamo come lecchesi sottrarci alle nostre responsabilità. Letteratura-paesaggio, cultura-libri, autori-lettori rientrano di diritto in quel profilo di città affannosamente, quanto inutilmente cercato altrove. La tanto auspicata vocazione turistica può iniziare o continuare da qui.
Il patrimonio va solo potenziato. Ci vogliono energie fresche, nuovi sponsor che con slancio e generosità di mezzi affianchino quelli “storici, a partire da Confcommercio che ha ideato questa preziosa rassegna.
Avere tra gli ospiti la scrittrice in testa alle classifiche di vendita (Gamberale) e insieme l’autrice di culto al suo trentesimo romanzo (Ravera), un giovane scrittore di successo con la prima nazionale del nuovo libro (Di Paolo) accanto a un altro giovane scrittore meno noto col suo secondo e convincente romanzo (Leto), dimostra la duttilità e la lungimiranza del nostro festival. Far dialogare a distanza un noto giornalista televisivo prestato alla narrativa (Floris) con il direttore di un importante settimanale attento al rapporto padri-figli (Sciortino), un cultore dei “silenzi d’amore” (Demetrio) con due assertori della “libertà generativa” (Magatti-Giaccardi), un filosofo “dell’agire nell’età del rischio” (Natoli) con un sociologo dell’identità come “maschera della discriminazione”(Aime), è segno di apertura a 360 gradi sul mondo del pensiero, della scrittura, della lettura. Accostare una psicologa che nel segreto dell’infanzia coglie i presupposti per affrontare la vita adulta (Vegetti Finzi), a un grande del ciclismo che si racconta nella tenacia di ripartire dopo le sconfitte (Moser), a un comico di successo che fa della parodia uno strumento di indagine della realtà (Hendel) è indizio di un atteggiamento non pregiudiziale verso percorsi e forme di espressione diverse: è la varietà come “must” di “Leggermente”. E per finire una serata affollatissima, ancora a Teatro, con un interlocutore noto quanto provocatorio (Corona) a parlare di montagna e non solo, fa da commosso preludio al ricordo del nostro grande alpinista Marco Anghileri, raccontato nella giornata conclusiva (Spreafico).
Tutto questo e tanto altro (a partire dai 15.000 studenti coinvolti!) è stato Leggermente 2016. E si continua. Nei prossimi mesi ci aspettano altri grandi incontri: Lilli Gruber, con il suo nuovo libro, Umberto Galimberti, un atteso ritorno, Claudio Magris, un grande maestro. L’obiettivo non è più quello di un contenitore circoscritto al breve periodo, ma di un volano culturale esteso al lungo periodo e all’intero territorio, in versione ancor più ampia di quella attuale. L’offerta è generosa e imperdibile. Spetta ora ai lecchesi rispondere con intelligenza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA