La statua di Garibaldi gira sdegnosamente le spalle al Teatro della Società. Lo fa da sempre ma in quest’ultimo periodo non avrebbe alcun motivo di girarsi visto che il teatro per eccellenza della nostra città risulta ermeticamente chiuso da 300 giorni. L’ultima serata della nostra “Scala in miniatura” s’è svolta il 24 maggio 2016 e ad organizzarla fu proprio il nostro giornale: era l’ultimo incontro della rassegna Le Primavere e sul palcoscenico c’erano l’alpinista Nives Meroi ed il filosofo Adriano Pessina. Da quella data il teatro è rimasto chiuso senza che vi siano segnali non dico della prossima apertura ma almeno dell’inizio dei lavori. Un bel mistero che a diradare non sono bastate le vaghe assicurazioni dei nostri amministratori, che in questi mesi hanno parlato di pratiche in corso e di difficoltà non indifferenti, senza entrare mai nel merito della questione. Il Teatro della Società è uno dei pochi luoghi a cui i lecchesi sono veramente affezionati. Lo ha dimostrato chiaramente il calo degli abbonamenti alla stagione teatrale dispersa in altri teatri cittadini. Proprio per questo i lecchesi avrebbero il diritto di sapere cosa succede e invece… niente.
Sembra impossibile che a quasi un anno dalla chiusura non sia stato ancora previsto un programma dei lavori ed il loro relativo costo. E’ assurdo che dopo 300 giorni non sia ancora possibile dare una data almeno approssimativa sulla sua riapertura. Intanto la statua di Garibaldi presidia un teatro tristemente chiuso come il bar che gli sta di fianco e che nessuno prenderà in gestione in questa situazione.
Non si contesta la necessità dei lavori, visto che c’è anche di mezzo una volta di amianto su cui c’è l’affresco di Orlando Sora, quello che non si riesce ad accettare è che non ci sia chiarezza sui tempi: diteci che riaprirà fra cinque anni e amen, ce ne faremo una ragione. Persino il parlamento di Westminster e la torre del Big Ben a Londra hanno chiuso per restauri, ma almeno sono state indicate le date di riapertura e sono state già installate le impalcature. Il nostro povero teatro invece è chiuso e basta. C’è un solo modo per diradare queste nebbie, che danno il fianco alle più nere previsioni ed è quello di dire come stanno le cose: il silenzio in questo caso è la conferma di un possibile e colpevole dilettantismo.
Il Teatro della Società nel dopoguerra ha rischiato di essere abbattuto. Solo l’impegno di un gruppo di lecchesi agguerriti ha consentito di conservare questo luogo di cultura. Se guardiamo cosa successe in quegli anni viene la pelle d’oca. Infatti, il teatro fu dichiarato inagibile nel 1951ma tra una discussione ed un’altra sulla sua destinazione, tra un progetto e quello successivo, si arrivò alla sua inaugurazione nel 1969. Passarono diciotto anni. Speriamo che la storia non si ripeta, vorremmo poterlo rivedere nel suo massimo splendore prima del 2034.
In effetti, piazza Garibaldi da troppi anni vive una sorta di maledizione che contribuisce al suo spopolamento. Prima l’adiacente tribunale, poi la sede della gloriosa Banca Popolare di Lecco, ancora oggi ermeticamente chiusa, infine il teatro. Se non ci fosse la sede di Confcommercio sarebbe l’unico centro cittadino in Italia ad essere desertificato, una sorta di Sahara senza oasi. Per tutto questo chiediamo ai nostri amministratori di darci un segnale, di farci sapere cosa stanno facendo, di indicarci i tempi di una riapertura che non può essere rimandata in eterno. Abbiamo imparato ad andare al cinema altrove ed ora siamo tentati di fare l’abbonamento in qualche teatro milanese, ma almeno diteci quanto dovrà durare questa nostra condizione di emigranti della cultura.
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